Sono solo due gradi sotto zero, ma si sentono.
Sembra una puttana, una di quelle storie tragiche da tg cinque dove due centimetri di neve bloccano Milano per una settimana, ma vivo in un posto dove le puttanate tendono ad essere la realtà.
Quindi a due gradi sotto zero inizi a battere i denti e il naso ti inizia a colare, cosa che mi fa abbastanza schifo.
Non credo di essere l'unico a provare disgusto per il muco sulle sigarette.
Faccio trecento metri e li vedo lì, la compagnia, quattro cani attorno ad una fontana chiusa.
A dire il vero manco possiamo vantarci di essere quattro, dato che il quarto se ne è tornato a Milano a godersi la sua città in balia delle intemperie.
Giada mi saluta e mi chiede una cicca.
Gliela do in virtù delle sue tette grosse.
Tudor fa un cenno con la testa.
Viene dall'europa dell'est, la cordialità arriva solo dopo la seconda bottiglia di vodka.
Mentre rollo la sigaretta si parla del più e del meno: come è andata in questi giorni, che si è mangiato, la neve che verrà, la marca di tabacco che si è comprato, se lascio far su a Giada, che ci sto mettendo un'eternità.
Sono un perfezionista, non ci posso far niente.
Li mando a cagare e le passo pacchetto, cartine e filtri.
Così ognuno fuma la sua, offro io che è Natale.
Lo so, sono un filantropo.
Finiamo senza fretta.
Ecco, il freddo deve avere una natura quantistica, o perlomeno, senza scomodare la fisica, psicosomatica.
Finché la sigaretta è accesa, nessuno si lamenta.
Si decide di fare quatto passi, fino alla pineta.
Giada si lamenta un po', è in ciabatte ed è scappata di casa dal balcone della sua camera, ma alla fine si decide e ci segue.
Si parla della fine dell'anno, dei programmi.
Tudor va al "palazzetto", un edificio vicino alla palestra della città più vicina dove si organizzano feste con tanto di Viva Fm, ballerine e birra riciclata.
Giada va con il ragazzo ( o con il tipo con cui gli fa le corna, non saprei distinguere) in una baita sperduta per i monti a schiantarsi di Montenegro mentre guardano la gente che canta su Rai due.
Quanto a me, sto cercando di organizzare con un paio di persone e di prendere in affitto una saletta ( in realtà non paghi, vai in comune, compili un paio di scartoffie e ti impegni a non dare fuoco al posto, o quantomeno a riparare).
In realtà, non abbiamo fatto ancora niente, quindi boh, non so, si vedrà.
Non abbiamo fatto manco metà strada che le sigarette sono già finite e così la voglia di star fuori, l'inverno torna a farsi sentire.
Ci si saluta, ognuno torna a casa, a scaldarsi davanti al focolare, manco avessimo vagato per una settimana in mezzo all'Artico.
Ognuno per la propria strada, con i propri pensieri.
O almeno per me è così.
Penso alla tesina, che devo ancora scrivere.
Agli esercizi di fisica, che dico a tutti che ho già cominciato a farli, per convincermi a farli davvero.
A Claudia, la ragazza a cui dovrei chiedere di uscire.
A Bergamo, la ragazza da cui mi farei fare volentieri un pompino.
A Marinella, la ragazza che l'anno scorso è uscita col 97 ed io non ci avrei scommesso un soldo.
Mi sono reso conto al "Diploma Day" che i miei amici della vecchia guardia che hanno lasciato il vecchio istituto per avventurarsi nel mondo universitario hanno surclassato le mie aspettative.
Ok, fatta eccezione per il Martino e il Janni ( non ho idea di come rendere la pronuncia di "Gianni" in argentino, prendete la J per buona) che si son beccati un 61, ma erano contenti come pasque comunque, che il Janni è salito sul palco saltellando trionfante ed è inciampato nel secondo gradino cadendo di faccia.
E non mi frega un cazzo che tutti facessero o il pedagocico o il sociale ( non mi ricordo mai chi di loro faceva cosa) mentre io faccio il liceo scientifico, che sulla carta dovrebbe essere più difficile.
No, qui c'è da cambiare piano.
Non c'è più posto per l'accontentarsi.
D'ora in poi si punta in alto.
Non al 90, non mi illudo ho avuto la media del sette per tre anni e non ho abbastanza crediti...
No, vaffanculo, si fottano i crediti, qui o si fa il colpo grosso o niente, basta compromessi!
Fanculo, voglio fare medicina e poi specializzarmi in psichiatria, non posso continuare con questo atteggiamento da fancazzista.
Devo dare una svolta.
Andare da Claudia e provarci, chi se ne fotte se poi va a finire tutto a puttane e mi perdo un'altra delle ( poche, purtroppo) persone che trovo interessanti, brillanti, divertenti, così dannatamente intelligenti.
Dire a Bergamo di smetterla di smarognarmi in continuazione la minchia, che in piccole dosi le persone mi piacciono pure, ma se devono continuare a parlarmi di quanto hanno sonno, di quanto fa freddo e di quanto x prof è un bastardo\a lo facciano almeno mentre mi agitano in faccia le tette.
Così ci guadagniamo tutti e due.
Scrivere questa dannata tesina sul Progetto Manhattan e sullo stallo atomico, cazzo è una cosa che mi interessa così tanto che se mi ci mettessi di buona volontà verrebbe pure bene, basta aprire il fottuto Word e il fottuto Chrome o andare in una fottutissima biblioteca.
Finire di scrivere "Una storia buttata lì", che il quarto Capitolo è a metà nelle bozze da tre mesi ormai ( ma dovrò riscriverlo da capo, perché so di non essere capace di riprendere una cosa lasciata lì).
Cazzo, devo...
Mentre penso all'ennesimo buon proposito, sento una canzoncina venire da un balcone.
Siamo a venti metri da casa, venti passi.
Venti passi così e sarei entrato carico come Rocky prima dell'incontro con x ( inserire nome di uno degli avversari di Rocky, il vostro preferito, che io di film di Stallone non ne ho visto manco uno).
Ma la canzoncina mi distrae.
Da dove viene?
Da quella specie di pupazzo di di Babbo Natale?
Davvero qualcuno ha buttato soldi per mettere un pupazzo canticchiante in una casa praticamente disabitata?
Saranno stati i vicini, l'avranno messo per dare un po' di atmosfera alla via?
Che canzone è?
Non mi ricordo le parole, ma l'ho già sentita da qualche parte.
E così via...
Oggi è andato giù per il cesso, causa Babbo Natale di pezza canterino.
Ma scrivo come monito per me stesso.
Domani non è un'altro giorno.
Domani sarà come oggi, senza pupazzi di merda.
Tutto quello che ho detto stasera sarà valido.
Perché domani sarà solo un prolungamento di stasera.
E così tutti i giorni a venire.
E così tutti i giorni a venire.
E fanculo i canti natalizi, sempre.