Guardi fuori e nevica.
Guardi il libro che leggi, pure qui nevica.
Guardi dentro te stesso, fa freddino pure lì.
Vai in dispensa, non cerchi niente di particolare, una qualsiasi cosa che tu possa sgranocchiare mentre finisci queste due, no, tre pagine.
Senti il cane abbaiare, cambi idea.
Metti il segnalibro, indossi una giacca pesante, prendi il guinzaglio.
Fuori fa caldo, più di quanto ti aspettavi.
Mentre tenti di agganciare il collare, l'animale si agita, salta a destra e a manca, sa che si va a fare un giro.
Finalmente.
La neve ti cade sui capelli, ne senti il peso, ma non metti il cappuccio, non ancora.
Quel contatto ti piace, i capelli lunghi sono come piste dove gocce d'acqua sfrecciano per compiacere la gravità.
Tiri un respiro, ma hai le vie aeree congestionate dal raffreddore, non senti alcun odore.
Forse un profumo leggero di aghi di pino, ma potresti essertelo immaginato.
Il cane inizia a tirare, sa già la strada.
Il laghetto è lo stesso di sempre: calmo, isolato, circondato da conifere silenti, che scrutano te e il quadrupede.
Delle volte sussurrano.
Soprattutto quando non prendi le tue medicine.
Per un po' le abbandoni, queste statue plasmate dai secoli, vai a scrutare il panorama da una collinetta.
La valle si staglia di fronte a te, è bellissima, coperta com'è da un manto bianco.
Vedi delle linee di fumo, qualcuno a deciso di accendere un fuoco.
Potresti raggiungerle, non sono lontane.
Il cane ti guarda, seduto aspetta un tuo ordine, una tua decisione.
Tu gli doni la libertà, anche se solo per un po'.
Non si lascia scappare l'opportunità, corre, insegue tracce di lepri, ti chiedi se lo faccia seriamente o per sfizio.
Alzi le spalle ed espiri.
Il vapore acqueo esce compatto, le temperature sono più basse di quanto credessi.
-Forse oggi è un buon giorno...
Dici al vento, il quale ascolta senza commentare.
Scendi dal colle e torni al lago, ti inginocchi, ne tocchi la superficie.
I polpastrelli restituiscono una vasta gamma di informazioni al cervello.
Lui le elabora e le riordina.
Buon ghiaccio, solido, freddo, liscio, scivoloso, butterato in alcuni punti.
Ti chiedi fra te e te come una lastra d'acqua congelata possa essere butterata.
Alzi gli occhi e vedi una donna che pattina, traccia le linee che alle tue dita erano sembrate cicatrici.
Tu ne rechi una in fronte, quindi sai come sono fatte.
Quelle sono tutt'altro: pennellate di un'artista, incisioni di uno scultore.
Lei si accorge di te, ti sorride, poi si avvia a riva, si siede su di una panchina di legno.
Come te non si cura del freddo, scalza se ne va, con le lame delle calzature, che tiene appoggiate sulla schiena, che battono tra di loro.
Vorresti raggiungerla ed inizi a muoverti.
Sei sul lago ora, ma non te ne accorgi ancora.
Continua a camminare, non badare agli alberi, al cane, al vento, alle medicine, al rumore del ghiaccio che si crepa.
Insegui quella figura, ora nel tuo mondo ci sono solo la sua chioma rossa e il tintinnare dei ferri che si porta dietro.
E allora tutto ti assale, la mente si riempie di informazioni.
Ti ricordi?
Sono tutte quelle che avevi ignorato, le secondarie.
Ma ora che la primaria non c'è più si contendono uno spazio nella tua mente.
Il cane, dov'è il cane?
Che freddo ai piedi!
Le ho prese le medicine?
Cosa dicono gli alberi, non riesco a sentirli, qualcosa copre la loro voce...
Sei tu vento?
Ma che sto dicendo, sto impazzendo?
Cos'è questo rumore assordante, è vero tutto ciò?
Oh mio dio, il ghiaccio!
Una crepa enorme, è ovunque, ora che faccio?
Crack.
Senti il vuoto?
È sotto i tuoi piedi, blu per l'assideramento.
Madre natura ti spinge verso le gelide acque, che si chiuderanno intorno a te in un abbraccio eterno.
Padre tempo ti concede un ultimo dono, un'istante eterno, in cui tu alzi la testa e scruti il cielo.
La neve cade, rossa.
Ti svegli di soprassalto, urlando, ma subito ti calmi.
Senti qualcosa di familiare: il lento ma deciso tirare alle braccia della camicia di forza.
Sai anche che non dimenticherai mai quella chioma rossa, i pattini, il giorno in cui la tua mente ha perduto il dono in grado di crearli.
Ma, a volte, ritornano.
Il senso di La Carta per la neve
RispondiEliminasciapò. sciapò al cubo.
RispondiEliminaCosì va la vita.
Manca un'acca, sopra, da qualche parte.
Te la regalo io... ciao
ombre
Smilla non me ne abbia a male, ma non la conoscevo.
RispondiEliminaMagari la leggerò...
(by the way, mi sto rimediando "Budapest")
AHHHHHHHHHHH!
RispondiEliminaDov'è?
Ora passerò le prossime ore a cercarla!
Devo ricordarmi di rileggere prima di pubblicare!
@La Carta
RispondiEliminaqua
"Vedi delle linee di fumo, qualcuno a deciso di accendere un fuoco."
Ho solo visto il film, non ho letto il romanzo.
:o)
Ok, ok, scusate, ci sono arrivato adesso.
RispondiEliminaSto riordinando la camera, quindi mi si sta fottendo il cervello, oggi non capisco le citazioni...
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tutte le domeniche hai mal di testa?
RispondiEliminaLa Carta non ti avevo detto, in virtù del fatto che sono la tua grillA, di frequentare la gnappetta di Val Gina??
e poi ogni scusa e' buona per assiderarti eh?
I <3 assideramento
RispondiEliminasei più folle che mai :))
RispondiEliminaoh, Egon Schiele. Ti tratti bene. Complimenti.
RispondiEliminaBellissimo post, fantastica la canzone(questa la conoscevo).
RispondiEliminaApprofitto per muoverti una critica, a te e a tutta l'industria cinematografica mondiale: nessuno, ho detto nessuno, si sveglia da un brutto sogno urlando e alzandosi di scatto dal letto.
Scusa ma non ne potevo più. Dovevo dirlo.
Ora vado ad informarmi su Egon.
P.s. "Ho solo visto il film, non ho letto il libro" è la descrizione perfetta della mia vita.
Starebbe bene anche sulla mia lapide.
La donna camèl:
RispondiEliminaGrazie mille!
Josef K.:
È vero ma, che resti fra me e te, non sapevo come farlo svegliare.
Ossido di didrogeno in bocca.
Ottimo pezzo*!
RispondiEliminaOttimo pezzo**!
* il post!
** La canzone!
...puoi pure invertire gli asterischi a piacere!
Bravissimo!!!
RispondiEliminaCompliments!
Conte e MaiMaturo:
RispondiEliminaQui va a finire che mi monto la testa :-)
Grazie ad entrambi
Tu non dovrai darti fuoco!
RispondiEliminaSono commossa.
Ora mi vergogno a dire che l'ho trovato casualmente, cercando su Gugol Immagini "donna capelli rossi pattini"...
RispondiEliminaPerò hai ragione, era bravissimo