mercoledì 27 giugno 2012

Cap.1: Patibolo

"La morte non esiste. Mai è stata, e mai sarà. Ma abbiamo disegnato così tante immagini di essa, così tanti anni, a provare di capire che cosa sia, comprenderla, che abbiamo iniziato a pensarla come un'entità, in un certo modo viva e avida.Tutto questo, comunque, è un orologio fermo, una sconfitta, una fine, un'oscurità. 
Niente."
Ray Bradbury 

Tutto andava bene.
O perlomeno, sembrava che la vita non potesse fare altro che mettersi a posto.
Il lavoro, dopo così tanto tempo potevo saldare gli arretrati dell'affitto.
Sì.
Gli amici offrivano da bere al bar, si festeggiava la prima pubblicazione.
Kate ci provava con Joshua e io gli passavo i preservativi di nascosto, gli davo una pacca sulla pacca sulla spalla e gli dicevo: "Attento che questa se la sono rivoltata tutti come un calzino, come minimo c'ha la scabbia".
Si rideva, il barista portava il secondo giro, Liz mi sussurrava che oggi si stava da lei.
Festeggiavamo.

Erano le 23:37:02 di quel fottuto giorno.
Eclatante, no non è la parola giusta,.
Affatto.
Momentaneo, calza molto meglio.

Un attimo.
Cala il silenzio.
Il disco nel juke-boxe salta all'inizio di Sober.
Maynard arriva a cantare "There's a shadow just behind me..." e poi TUM.
La presa di Kate sul bicchiere che ha in mano si allenta, la tequila inizia lentamente il suo viaggio verso il pavimento.
Paresseux, il barista, fa strabordare il gin dal bicchiere che sta preparando.
Il sapore del mio White Russian diventa infinitamente acido, un odore di piume bruciate nel naso.
Un brivido ci attraversa tutti contemporaneamente e ci sentiamo obbligati a girarci a sinistra, verso l'entrata del pub.
Un secondo e poi...

"Making every promise empty..."

- Cazzo Kate, le mie scarpe! Le ho comprate ieri!
- Ehi barista, non puoi chiudere la finestrella? Entra un freddo...
- Scusa, non volevo! Oddio sono così imbarazzata!
- John, c'è qui il drink della tua amica. Il gin è traboccato, mentre lo prendi puoi dare una passata con lo straccio al bancone? Io chiudo in cucina, il tuo socio teme che entri l'inverno siberiano.
- Prendi anche un pacchetto di sigarette.
- Ok, ( ti ho preso queste così te ne scrocco un paio) segnami anche un pacchetto!
- Lo segno nella lista dei soldi che non vedrò più...
- Senti John, noi beviamo il bicchiere della staffa e poi andiamo.
- Joshua ha detto mi ha detto che mi porta a fare un giro con la Chevy.
- Ok, tu Adam che fai? Resti o te ne vai?
- Vado, vado. Domani io devo alzarmi per andare in redazione, a differenza vostra.
- Allora direi di brindare a... Ehi, Paresseux, ti unisci da solo o fai il barista solitario.
- Ok, ok. Ma solo perché me lo chiedi tu Liz, a te non posso dire di no. Non essere geloso, John.
- Sì, sì, ricordami di ringraziarti ogni giorno di avermela concessa, mio signore.
- Ok, dov'ero... Ah sì, brindiamo alla pubblicazione del primo numero di "Sleeping World"!



Saluti, arrivederci, monete che tintinnano sul bancone, la cassa che si apre, la porta che cigola quando viene aperta, il rumore di passi sul marciapiede, altri saluti, il motore della Chevy che ruggisce ed un urletto di Kate, la risata sommessa di Liz che incarna il fastidio che le provoca Kate e quel suo "copione da puttanella" ( così lo chiama lei ) che segue da sempre.
Proseguiamo a piedi e al secondo incrocio Adam gira a destra e se ne va per la sua strada, facendo un cenno di saluto con la mano subito prima di scomparire.
Noi due saliamo nel suo appartamento e consumiamo la vita, proprio la notte in cui è finita.

La mattina mi sveglio con i postumi nel letto.
Vuoto.
Mi alzo, con un palmo mi copro la fronte, con l'altro armeggio nel buio della camera alla ricerca della porta del soggiorno.
Apro e vengo accecato dalla luce del sole delle 9 del mattino, sparatami in faccia attraverso le finestre dell'appartamento al nono piano di Liz.



Mi ci vuole un po' ad abituarmi, mi pare che tutto il cervello sia in sovraccarico. 
Ricapitoliamo un senso alla volta.
Olfatto: profumo di caffè, ma anche... sì, toast bruciati.
Udito: solo un vociare sconosciuto, dev'essere la televisione.
Gusto: niente da riportare.
Tatto: niente di rilevante neanche qui.

Vista:
Liz seduta al tavolo nel soggiorno.
Guarda la televisione, dandomi le spalle.
Lei si gira, sbiancata in volto, lo sguardo assente che vaga come se io non ci fossi affatto.
Guardo lo schermo: una massa di gente occupa quella che a stento riconosco come la piazza.


"Cosa c'è d'interessante in tv?" volevo chiedere prima di guardare, ma ormai è inutile.
So già la risposta.
In televisione c'è il Patibolo.

domenica 17 giugno 2012

Brainstorming

Come si inizia a scrivere?
Come si fa a buttare giù quella dannata prima frase?
Da dove lo tiro fuori l'input, non sono un prestigiatore e comunque ho finito i cappelli a cilindro.
Sto pensando di scrivere una cosa su di un futuro.
Non uno di quelli troppo lontani, niente alla Star Trek o Star Wars.
Pensavo qualcosa del tipo "Io Sono Leggenda", magari una specie di continuazione del precedente.
Ma via la storia dei Ghoul o degli zombie, niente epidemie.
Una guerra forse?
Quasi, ma pensavo più a dio.
No seriamente, Dio contro essere umano, chi la spunterebbe?
Voglio essere magnanimo, diamogli i "poteri" biblici, ma con qualche limitazione.
Che so, schieriamo Lucifero tra i nostri.
Ma poi suonerebbe tanto un misto tra The Avengers e Supernatural.
Come fai un apocalisse senza un nemico?
No, gli alieni li ho scartati a priori, avranno di meglio da fare.
E poi è un cliché di proporzioni inimmaginabili.
Due idee buone sono prese: la neve di "White end" e la fine delle nascite de "I figli degli uomini".
In entrambi i casi...
Ok, qualcosa mi è venuto in mente.
Io stavo pensando a come trovare una causa scatenante che giustificasse la situazione in cui i personaggi si trovano, però potrei far diventare uno degli effetti la causa.
Sì, una causa non spiegata come in "I figli degli uomini", che capita e basta.
Posso rivoltare ciò che succede in "Ikigami": invece di spiegare la svolta che prende la vita quando la propria morte ha una data, cosa succede alla vita quando si deve dire sì o no al triste mietitore.
Bene, è ora di scrivere il pilota.

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Ecco, in breve, nel mese che sono stato via ho avuto molto poco tempo libero per pensare.
Mi è rimasto in testa solo l'ultimo post.
E così mi son detto vaffanculo, tiriamoci fuori qualcosa, seguiamo la corrente.
Quello che c'è sopra è più o meno tutto quello che ho realizzato.
L'idea è di pubblicare un episodio al mese, in modo da aver tempo da poterci lavorare con calma e al tempo stesso scrivere le solite cazzate sul blog, possibilmente ( mai stato bravo a mantenere le promesse).
Come già detto non ci saranno alieni, robottoni e ultra-tecnologie, ci saranno le cose che potete trovare andando in giro per casa o guardando fuori dalla finestra, solo che ce ne saranno meno.
E no, niente cose hollywoodiane che i "sopravvissuti" magicamente diventano MacGyver e attaccano il modem ad una patata con parabola di cartapesta per aver corrente e ricezione.
Per scrivere buoni racconti sul futuro, roseo o post-apocalittico che sia, ci vuole un certo talento e una certa conoscenza scientifico\storica, cose che non ho.

Il primo capitolo, "Patibolo", dovrei pubblicarlo a fine mese.
Manderò il mondo a puttane.
Di nuovo.
Perché in fondo mi diverte.

P.s.: Se qualcuno ha suggerimenti ( "Trovati un lavoro" compresi, anche se effettivamente ne ho già uno, ma potrei provvedere a trovarne uno part-time per occuparmi il tempo rimanente) o volesse spiegarmi perché il mio blog ha più visite quando non ci sono ( Puzzo forse? Devo farmi una doccia?), si accomodi.

La Carta


Che mi sento in colpa a lasciare il post così.