martedì 30 agosto 2011

Il Detective Kisciotte e il caso dei Girasoli

Quella sera l'aria sapeva di un vecchio film noir francese.
Parigi era coperta da una coltre di nubi e i pochi raggi solari che filtravano davano al mondo un tono grigio.
Kisciotte avanzava per la rue Saint.Denis, imprecando contro i propri reumatismi e gli odori dei fluidi delle prostitute sul ciglio della strada.
Fumava una vecchia sigaretta e bestemmiava sottovoce, più per paura di sputare un polmone a colpi di tosse che per timore del Padreterno.
"Che caso di merda" pensava, tentando di mantenere l'equilibrio.
I fatti sono più o meno questi: da tre mesi, un'assassino si aggirava per Parigi. 
Le vittime erano spesso figure politiche di spicco, gente all'apparenza pulita, ma con più di uno scheletro nell'armadio.
Effettivamente i delitti compiuti non erano stati più di cinque, forse sei.
Il modus operandi era sempre lo stesso: prima sparava alla testa delle vittime con una pistola di grosso calibro, sempre diversa, infliggeva sui cadaveri delle ferite compatibili a quelle che avrebbe potuto infliggere un Grizzly, per poi lasciare un girasole sul corpo esamine.
Inutile dire che i media ci andarono a nozze.
Soprattutto quelli "schierati", come "Libre", il cui direttore era stato la seconda vittima.
Furono attribuiti più di cento omicidi a "L'Orsa" e il panico si sparse a macchia d'olio.
A giusto, mi sono dimenticato di dirvi che si tratta di una donna.
Una "Femme Fatale".
Ma torniamo a Kisciotte, che proprio ora entra in una bettola malfamata, lo "Spinoza", punto d'incontro dei peggiori individui parigini, ma anche delle più fresche informazioni.
Appena entrati notiamo Sciuscia e Faina, intenti a bere birra e a criticare il sistema, la televisione e la sorella del barista.
Sulla destra, in un tavolino appartato Emix e Mesic, intenti a parlare dolcemente fra loro.
Meglio non disturbarli, se non volete ritrovarvi a ballare la samba con una scimmia cinese che vi infila spade in tutti gli orifizi, citando a memoria le imprese di Mata Hari.
"Non so di preciso cosa voglia dire" pensa Kisciotte "ma, di certo, non sarò io ad interrompere i loro amoreggiamenti".
Ed infine il clan di Bile, che occupa la sala nord.
Sembra stiano parlando proprio di Lei, ridono, finché un ubriaco, un tale conosciuto come Josef K., non gli si avvicina e biascica: "Cosa ridete, dannati? Cosa faremo noi tutti noi, quando tutti i corrotti non ci saranno più? Di chi parleremo?"
Due tizi lo prendono per le ascelle e lo trascinano sul retro, il detective si girà, il destino di quel tizio non gli interessa.
E il suo informatore ha appena smesso di suonare.
Cerex, seduto al pianoforte, si gira, sigaretta in bocca e bourbon nella mano destra.
-Quanto tempo...
-Mai troppo, vecchio mio.
-Mi servono informazioni. Ecco le tue trenta monete d'argento, spero che tu non abbia cambiato tariffa, che è tempo di cri...
-Non posso accettare.
-Cos'è ti hanno fatto pressioni? Non mi pari un tipo che si fa impressionare da queste cose.
-Non hai capito, avrai le tue informazioni, ma non posso prendere i tuoi soldi.
-Mi prendi per il culo? Cos'è un omaggio per la clientela fissa?
-Sì, lo stesso che mi fa tua sorella. Diciamo che sono stato "sollecitato" a collaborare. Dimmi ciò che sai e vediamo se posso illuminarti su qualcosa.
-Ho un'indiziata: un ex-frequentatrice di questa topaia, tant'è che speravo di incontrarla qui stasera.
Mai un colpo di fortuna.
Comunque, si dice avesse un blog, prima della Grande Censura e che sia impazzita vedendo bruciare un campo di girasoli...
-Ci credo, la sua famiglia era in mezzo a quel campo.
Si scoprì essere un incendio doloso, appiccato da un gruppo della "Liga du Nord", capeggiati da un alto esponente del Partito.
Ma il caso non arrivò mai in tribunale, grazie alla legge sulla "Leggittima Difesa dall'Immigrazione".
Si difesero dicendo che stavano nascondendo dei terroristi eurasiatici.
Balle...
Comunque sia, voglio darti un indirizzo: VIII arrondissement, Champs- Élysèes, Place de La Concorde.
-Champs-Élysèes? Non è quel quartiere che è stato completamente contaminato dalle radiazioni, ed ora è sigillato completamente?
-No radiazioni non ce ne sono, è uno specchio per le allodole.
Agli inizi del movimento, fu usato come campo di prigionia, poi fu bombardato e improvvisamente si trasformò in "base militare dove i nostri giovani eroi persero coraggiosamente la vita", ora non è che un enorme capannone-discarica.
Lì mi hanno detto che potrai trovare le tue risposte.


Entrato, una folata fetida lo fece quasi svenire.
E mano a mano che avanzava le cose peggioravano, finché giunto sotto l'obelisco di Place de La Concorde, tutto cambio.
Da un enorme foro in cima al tetto della struttura, filtrava la luce lunare, la pioggia, ma, soprattutto,  l'aria.
Kisciotte si guardò intorno e noto come tutto fosse pulito: non un rifiuto per terra, non un cadavere in decomposizione, non una tana di ratti giganti.
Un'oasi nella munnezza.

-Ci ho messo tre anni per sistemare questa mia tana.
Ho occupato la maggior parte del tempo per procurarmi l'esplosivo con cui aprire quel buco, ma ne è valsa la pena, no?

Si volto piano, come al rallentatore, sapeva cosa lo aspettava, Lei, "L'Orsa", era lì di fronte a lui.
Forse erano i raggi di luna argentati, che risplendevano sulla pelle del suo viso come in una antica rappresentazione di una dea grecha, con l'acqua che le cingeva i piedi di ninfa, o forse erano le due bottiglie di vodka ingurgitate durante il tragitto, ma lei gli pareva bellissima.

-Dì Kisciotte, non secca anche a te quando il cattivo si perde in lunghi discorsi, invece di sparare subito al protagonista?

Era una notte buia e tempestosa, a un tratto echeggiò uno sparo, un lampo squarciò il buio.

-Vedo che non apprezzi l'ironia: una fanciulla che stende un nobile cavaliere.
-Stronza!
-Tutto qui? Mi deludi, speravo di meglio.
In fondo, un tempo, anche tu eri uno di noi?
-Noi chi? Di cosa cazzo parli? Io non Ho niente da spartire con una pluriomicida!
-Noi sognatori, mio caro, quel distintivo non ti nasconde quanto vorresti.
Per questo ho voluto che tu venissi qui: dopotutto, è un bel posto dove morire, il nido di una fenice.
-Cosa c'entrano gli uccelli di fuoco... ( rantolo, sputa un fiotto di sangue) ... succhiacazzi?
-Mi sbagliavo! Nonostante tu abbia un proiettile nello stomaco, conservi un po' di humour...
Tornando al nostro discorso, ho iniziato un'opera di disinfestazione. quest'oasi è l'inizio, il mondo è il mio obbiettivo; non arriverò a vederla compiuta, questa mia tela, ma altri prenderanno il mio posto.
Gli ideali sopravivo...
-HAHAHAHAHAHAHAHAH! Put ( ancora sangue che imbocca l'esofago in un breve viaggio verso il mondo esterno) HAHAHA!
Tu credi veramente in quello che dici? Questa è la tua soluzione?
Beh sono...sono perplesso... prima dici di essere una sognatrice, poi diventi una di loro... pronta a reprimere nel sangue... per ciò che ritieni giusto... pronta.... pronta a creare una giustizia, piuttosto che a cercarne una... violenza contro violenza, eh? Che colpo di genio... meritiamo proprio l'estinzione, se una come te... come me... come noi... si riduce così...
-E cosa vorresti fare tu, profeta? Dì un po' li vorresti riabilitare? Credi che sia possibile? Folle!
Non si possono salvare tutti!
-HAHAHA! Questa frase poi... beh, sappi che io sono pronto a provarci...e...e...a fallire!
L'uomo è così piccola cosa...eppure ...quanto potenziale sprecato... una pulce.... ma pur sempre una pulce che c'ha provato... fino all'ultimo... la morte non mi fa paura... l'estinzione è solo una fase del ciclo... una parte del...del...del giro di giostra... QUESTA è la vera fenice... non il tuo accanimento... non la tua rabbia... non lo status quo... lanciarsi... nonostante non si veda cosa c'è in fondo al precipizio.
-Inutili sofismi di un morente...
-Già... Oh, salve!

Un uomo con un fucile mira e spara.
L'Orsa non è più.
Scende dal cumulo di spazzatura su cui stava, Josef K., e guarda meravigliato quell'angolo di paradiso.
Kisciotte si trascina verso l'obelisco, mentre il mondo si offusca e anche il dolore si attenua.

-Parlavi giusto un momento fa di potenziale... immagino ne avesse... guarda qui, avrebbe potuto essere un esempio per tutti noi e invece ha scelto la violenza.
Beh, non mi sento di giudicarla.
In fondo all'animo, noi non siamo altro che codardi.
Avevi ragione, Detective!

Alza lo sguardo e vede gli occhi vitrei di Kisciotte che scrutano il cielo.
L'uomo col fucile fa un sorriso triste, si gira e ritorna alla sua strada.

martedì 23 agosto 2011

"Confessioni" di Luttazzi ( un'omonimo)

Perché Rousseau mi fa una sega.
E se non l'hai capita, non disperare, che tra un po' rincomincia Colorado.



Caro lettore,
scusa per l'arroganza e il difetto di forma ad'inizio lettera, ma certe cose non te le puoi tenere dentro.
Capita a tutti di copiare, l'ispirazione è solo un collage di ricordi, tutto ciò che c'era da dire è stato detto, di tutto ciò su cui c'era da ridere ne è stato riso, la reinterpretazione ( parola che avrebbe fatto incazzare il buon vecchio Carlin) della comicità passata e altre stronzate varie.
Si potrebbe tirare in ballo la storia del cinema, costellata di "copia-incolla", o fare sofismi sul fatto che anche una parte della letteratura classica, la Letteratura Romana, è basata su "eredità" precedenti, non innovazioni.
Che, in fondo, gli "Annales" esistevano già, anche se con fini differenti.
Ma è, appunto, un'argomento fallace.
Qualunque classicista della menga potrebbe dirmi:
" Satiro, proprio tu dimentichi che tua madre nacque in Roma?"
Io non dimentico nulla.
Per questo non sono qui a giustificarmi.
A questa mia postilla ho dato nome di "confessioni", ma non sono in ricerca di assoluzione.
Di fatto, come Dostoevskij nei suoi "Racconti dal Sottosuolo", non mi aspetto che questi scritti siano letti.
Tutt'altro, la mia intenzione è di bruciarli, buttare sale sulle loro ceneri, bere qualcosa di forte ed usare il metodo Stanislavskij per recitare un'opera unica su Kurt Cobain.
Potrei chiedervi scusa, vi dico vaffanculo.
Dovrei tentare di salvarmi la faccia, ma preferisco aprirvici un nuovo orifizio.
E sono sicuro che sarebbero molti ad accettare le mie balle, solo per non vedere infranta la loro immagine di me.
Un tizio, tale "La Carta", mi scrive:
"Sinceramente non me ne frega un cazzo di te, però almeno copiavi da gente brava, non come quei  "comici" stile Mediaset, tutto rutti, scoregge, tormentoni, culi e tette"
Trovo molto bello essere apprezzati, grazie.
Ma, forse, anche tu non sei tanto meglio di quelli che critichi, fai un'esame di coscienza.
Rutti e scorregge ti fanno ridere, lo fanno anche a me.
Culi e tette, beh, aver Youporn nei siti preferiti, è già esplicativo di per se.
(Cazzo devo trovarmi una ragazza, NdR)
Per i tormentoni, forse non lo hai notato, ma io lo sono diventato.
E scusate la rima, ma dava un tocco di musicalità.
Scommetto che ora vi si è inculcata in testa, domani andrete in giro canticchiando questo mio piccolo Haiku.
Ora tu che mi difendi, ora Tizio che mi accusa, ora Caio che mi biasima, ora Breivik mi prende d'esempio.
Ma questa è un'altra storia.

 
Ed ora il punto, finalmente, il mio testamento per il futuro.
Smettetela di parlare di me.
Dimenticatemi.
Gettate nell'oblio tutto ciò che ricorda il mio nome.
Vi prego, si avete sentito bene, sono in ginocchio e non chiedo manco un posto al governo in cambio.
Solo non usatemi per alimentare la vostra guerra.
Perché è di questo che si tratta.
"Chi dice che l'Italia è il più grande Paese del mondo" VS "Chi dice che l'Italia fa schifo, insieme a tutto ciò che produce".
Forse avrei dovuto usare un acronimo.
"Colorado", "Zelig", "Striscia la notizia" mi fanno cagare il cazzo.
Voi sarete delusi da me, da cosa ho fatto, e direte che la comicità in Italia è morta.
Posso vedere le vostre labbra che si fermano di colpo, voi che sbiancate e pensate: "Cazzo, m'ha beccato".


Cazzo, anch'io sono stanco di avere nemici.
Ma, cristo di un dio, se volete vedere Hicks,
guardate Hicks, non me.

Infine, vorrei citare un'altra volta La Carta, di cui ho trovato un commento intelligente ( raro, non sapete quanto) , in un post molto più intelligente, che parlava di una cosa simile a ciò che ho tentato di argomentare ( anche se ammetto di essere stato un po' confusionario; ma sapete com'è, con Hemingway che ti aspetta dall'altra parte, ti viene un complesso di inferiorità).
La musica ,come la comicità, italiana non è morta, ma invece di cercarla, preferite combattere le vostre stupide battaglie.




Questo file è stato ritrovato scritto su di un I-pad ( antica "tavolozza d'argilla", NdR ) due settimane fa, in un sito archeologico in zona Rimini (Italia), antica città, famosa nel XXI° secolo per le sue acque verdi e per gli assorbenti galleggianti.
Si trovava affianco ad un cadavere mummificato, che si suppone appartenga al narratore, tale Daniele Luttazzi, comico finito nello scandalo a seguito di accuse di plagio.
Il cadavere è stato ritrovato con una pistola nella mano destra.
Aveva il dito medio della mano sinistra alzato.
E rideva.

lunedì 15 agosto 2011

Saper fare, Essere, un'altra volta

Oggi si parla di semantica, quindi puoi anche avvicinare un cuscino comodo su cui posare la testa e pian piano appisolarti, mio caro lettore.
O lettrice.
Se questa roba arrivasse, in qualche modo a me sconosciuto, agli alieni (?) o a qualche entità superiore (???), vale il consiglio anche per voi.
Non preoccupatevi, il resto dell'umanità è messa meglio.
Ma neanche troppo.



Entrambi sono risultati della ricerca
della parola idiota in Google Immagini,
ma indovinate per quale dei due nutro una profonda
e sincera ammirazione?
Al vincitore, in premio una bambola gonfiabile maggiorenne!


Sì, forse è ora di arrivare al punto.
Sono passati meno di otto mesi dalla prima volta che ho preso in mano per la prima volta una chitarra.
Qualcosa ho imparato, non solo riguardante lo strumento: i significati di "Saper fare" e di "Essere".
Nicola, che a differenza mia suona da quando è nato, mi chiese se suonavo la chitarra o se ero un musicista.
Voi non sapete chi sia Nicola?
Non ve ne importa?
Beh, è questo il punto.
Quindi fatemi finire, gli insulti a dopo.
Sono graditi anche quelli.
Non capii quello che intendeva e la cosa mi fece anche un po' innervosire.
Non mi piace essere messo in scacco, ma apprezzo chi riesce a mettermici.
Passano otto mesi e ancora la domanda resta senza risposta, un po' perché non ci si vede spesso, un po' perché la risposta è molto complessa.

Saper fare
Molto semplicemente, è ciò che sembra.
Niente voli d'Icaro filosofici, pura mimesi.
Non è un dispregio, o un difetto, anzi.
Complimenti a chi sa fare (bene), una qualsiasi cosa.
Invidio chi sa fare questo o quello, dal profondo.
Io so suonare (bene) "Lonely Day" dei "System Of A Down".


= = Intervallo pubblicitario = =


Delusione...

Essere
- Ma se so scrivere, quando scrivo, "Scrivo".
( ride tra i baffi che non ha, ma che lentamente crescono, dopo l'inizio della sua crociata contro la Gillette)
-No, per niente.

"Se fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile."

Ecco adesso sono fregato.
Tentare sarebbe vano, forse dannoso.
Ma dato che la frase precedente mi sembra tanto un paraculo ( non quella di Gorgia, la mia), voglio salvare capra ( me stesso) e cavoli ( il seguente paragrafo, il senso generale, l'economia italiana e Maggie Gyllenhaal  nel secondo film di Batman diretto da Christopher Nolan).
Essere un qualcosa non richiede un certo livello di abilità o un determinato livello d'apprezzamento.
Forse è una dote innata, come piegare la lingua, o forse la si ottiene col tempo.
Che sia meglio di saper fare?
Per gli altri no, forse è persino peggio.
Per se stessi, forse è, appunto, come il piegar la lingua.
Ti distingue dagli altri, ma non vai in giro a vantartene, non serve, non ne vale la pena, non è nel tuo carattere, non è educato, non è appropriato ( cosa peggiore dell'educazione; o meglio, del "far per educazione"),  non è giusto nei confronti di chi non è ( e spero che Gorgia non se la prenda per così poco).
Forse è anche un pelo razzista.
Però, per quanto tu reprima le tue sensazioni, in un angolino del vostro cuore, della vostra anima, della vostra mente o di quant'altro riteniate sia il luogo del vostro pensiero, ma, soprattutto, del vostro ego, sorriderete.
Sorriderete, come se la soluzione di un problema che attanaglia tutti, per voi fosse a portata di mano.
Orgoglio, mi dicono dalla regia, e io non ci vedo niente di male.
Quando è giustificato.
Io suono "Is there anybody out there?" dei "Pink Floyd".
E non vorrei fare altro.

La risposta
Ebbene, sveliamo l'arcano
(...)
-Dimmelo tu .
(...)
Tutto qui?
Sì, forse non ve l'ho detto ( non l'ho fatto, potete riguardare il testo se non ci credete, ma voglio vedere quanti arriveranno qui con la soglia d'attenzione che avevano quando hanno deciso di leggere un tizio che crede di saper qualcosa, la stessa di cui mille ed altri mille tizi hanno già parlato, a volte peggio, molte volte meglio), ma probabilmente la questione del "Saper fare" e de "L'Essere", funziona un po' come la voce.
Non puoi giudicarla da te, perché la senti distorta dalle ossa del cranio.
Forse neanche tutti riescono a percepirla, questa distinzione.
Non per meriti o per altro.
Lungi da me strappare il ruolo di critico letterario, ma non posso fare a meno di pensare che Kisciotte è uno scrittore.
E pure bravo.
Ciò non vuol dire che io sappia chi altri lo è, solo che nel suo caso l'ho saputo.
Punto e basta.
Forse questa "epifania" è come l'Amore secondo Hemingway, capita una volta, due, al massimo tre ( o cazzo, sono fottuto) nell'arco della vita di una persona.
Poi basta.
E se avete reclami, i commenti sono lì apposta, senza moderazione o Captcha.
Se mi sbagliassi, non potrei che esserne felice.
E se sono stato banale mi scuso, ma da qualche parte devo aver scritto che ne hanno già parlato, a lungo.
Niente di nuovo sul fronte Occidentale, insomma.

venerdì 12 agosto 2011

Una vetrata di ottimismo

Delle volte ti ritrovi a contemplare un'opera da vicino, molto vicino, estremamente vicino.
Sì, insomma, sei inciampato quattro secondi fa in un filo a terra, hai barcollato tentando invano di salvarti dall'inevitabile, solo per poi ritrovarti a venti centimetri da un disco originale di Coltrane.
In un attimo ne contempli la copertina, guardi le incisioni sul trentatré giri,  leggi il titolo:"Bye Bye Blackbird".
In un'infinitesimale frazione di secondo, i tuoi neuroni provano ad associare quelle parole che hanno appena raggiunto la memoria a breve termine, a qualcosa di archiviato in quella a lungo termine.
Casualmente ti balza alla mente "Blackbird" dei Beatles e quella volta che l'hai suonata ad una ragazza al chiaro di luna, lei che dice di smetterla di suonare roba vecchia e ti chiede "La canzone del sole", tu che, tra il deluso e l'incazzato, le fai presente che le due canzoni sono uscite a tre anni di distanza ('68 - '71) e che non sei un cazzo di juke-box.
Che poi manco sai farla quella fottuta canzone.
E poi le tue labbra iniziano a formare la parola "fanculo", un po' per il ricordo, un po' per il fatto che stai per occupare lo stesso spazio fisico di una vetrata anti-proiettile con la faccia..
Il mondo, che per un po' ti era parso rallentato, come se gli ingranaggi del tempo fossero inceppati, riprendere a scorrere con la sua solita indole.
Tu ti schianti e rimbalzi all'indietro, cadendo con una posa simile a quella del protagonista di Assasin's Creed.
Solo che invece di un covone di fieno,  morbido, caldo, e con quell'odore fragrante che inevitabilmente ti fa pensare allo sterco di cavallo, ad aspettarti, trovi il freddo cemento.
Ti rialzi, intontito ma illeso, ti guardi intorno e non c'è nessuno.
Ti chiedi se stai vivendo un'esperienza pre-morte, oppure se, dalle sette di sera, in una mostra nascosta meglio dell'armadio che porta a Narnia, solo tu potevi capitarci.


Rasoio di Occam, scelgo te!

Esci fuori e trovi il vecchio amico che ti aveva consigliato di andarci, più che altro per scroccarti una sigaretta e un paio di di birre appena finisce il turno di sorveglianza della sopracitata esposizione.



- Allora Carta, piaciuta la mostra?
- Sì, mi rimarrà a lungo impressa in testa.


- Birra?
- Birra.



-...
-...



- Come mai così poca gente?
- Hai già dato la tua spiegazione qualche riga fa, ma se vuoi una seconda opinione...
- Il tuo commento mi pare pleonastico...
- E tu sei uno pseudo-intellettuale. Comunque: la mostra dovrebbe essere chiusa da una settimana, ma dato che questi stage scolastici devono durarne almeno tre, una tizia si è ritirata all'ultimo, al municipio svolgo un lavoro della rilevanza di una manovra finanziaria, il caldo, le cavallette, la maledizione di Tutankhamon, che al mercato mio padre comprò.
Insomma, è andato un po' tutto a puttane.
- E la tizia "Culo-A-Mongolfiera"?
- Lì!
( Indica un murale, rappresentante una mongolfiera rovesciata ed antropomorfa, dalle sembianze vagamente femminili ).
- ...
- Che c'è, Carta?
- Pensavo che la tua fosse una metafora...


Dedicato a Orsa Bipolare:
il mio cane, che mi guarda con disprezzo,
dopo aver letto questo post.
E per il fatto che l'ho chiamata Lira.

giovedì 4 agosto 2011

Nasce-Cresce-Corre, ma se inciampasse qualche volta, non gli farebbe male

Professore: " (...) Situazione molto simile a quella di Liu Xiaobo, vincitore del premio Nobel per la pace, il quale non ha potuto ritirare lo stesso in quanto dissidente politico..."
Sara: " Scusi prof..."
Professore: " Sì, Sara?"
Sara: " Ma il premio Nobel per la pace, non lo aveva già vinto Ghandi?"

Raccontai l'accaduto al bar in compagnia di un paio di amici pseudo-intellettuali.
Uno stava disquisendo sull'incertezza generale, partendo da un accenno alla geometria non Euclidea, per poi abbracciare la fisica e teorizzando un legame di casualità nelle certezze empiriche.
L'altro si interrogava sui pericoli di incendiare una scoreggia dopo aver fermentato nel proprio stomaco un buon quantitativo di Dom Pérignon.
Quest'ultimo era presente all'evento, quindi, appena cominciai un preambolo abbastanza lungo che mi portò a raccontare la conversazione riportata ad inizio post, iniziò a sogghignare sotto i baffi alla Fu Manchu, fatti crescere in seguito ad una scommessa persa.
Finimmo per raccontarci altre stronzate sentite dire da altri o dette da noi stessi ( proporre ad una ragazza, per scherzo, di scappare da un bar senza pagare il conto, solo per poi sentirsi appoggiata alla spalla la mano del proprietario che, con tono minaccioso, ci auspicava di non provarci nemmeno, ad esempio) ed ordinare un altro giro di birre.

Che poi, non è che io o loro siamo 'ste grandi cime.
Mi pare di sentire i lettori ( quali lettori?) dire: " Non ti preoccupare, l'avevamo notato".
Ho un quoziente intellettivo di 126.
Che è un po' come dire di una scimmia: " Prima di lanciare merda verso i visitatori, la comprime fino a farne una palla, per avere più probabilità di centrare il bersaglio".
Ok, interessante, ma neanche troppo.


Una sola mossa falsa, amico.
Solo una cazzo di mossa.

La differenza tra me e Sara?
Non la so con certezza: forse è una questione di estrazione sociale, psicologica, magari è quello spirito leggermente bifolco che distingue noi abitanti delle montagne, forse il fatto che lei sia anche abbastanza figa, di conseguenza non è mai stato di parole che io abbia desiderato riempirle la bocca.
Il dialogo è il cibo della mente.
E per dialogare bisogna essere in due ( casi di bipolarismo a parte).

La scuola non aiuta.
Si impara per la maggior parte del tempo nozioni a memoria, ci si destreggia con i bigliettini tutt'al più ( ad esempio non ho mai imparato a scrivere "tuttalpiù" in modo corretto).
Sara dimostra talento in ciò.
Anch'io se per questo ne faccio uso, ma di fronte al genio, non ci si può confrontare.


"Ho visto interi papiri nascosti in posti che 
nessun umano potrebbe mai immaginare,
soluzioni sfrecciare fino ai bastioni di Orione.
E tutto questo andrà perduto
come un'aforisma di Oscar Wilde
nella pioggia..."

Forse dovremmo cadere più spesso e riconsiderare tutto da un altro punto di vista.
Un mondo confortevole, per chi si gioca bene le carte, soprattutto quando comunque si ha una mano discreta.
Bisognerebbe perdere più spesso quando si fa un bluff, bisognerebbe essere derisi dall'avversario, sentire la vergogna e accorgersi della propria stupidità, ostentata nei turni precedenti, che ci ha portato a scoprire il fianco.
Capire che un paio di occhiali da sole non servono ad un cazzo, tranne che a farti sembrare un idiota, dato che il tavolo è in penombra.
Comprendere se stessi, sopprimere se stessi, resuscitare se stessi, dimenticarsi di se stessi.
E ora non so più se parlo di Sara o di me o di tutti o di nessuno.
Ma ciò che scrivo ora, sebbene sia una visione del mondo distorta, come se guardassi la partita attraverso un  bicchiere  di Jack Daniel's, mi piace.
Ciò, per me, conta.



La Carta: " Sei mai stata a Firenze, Sara?"
Sara: " Sì, una volta ho visitato la Torre di Pisa..."

lunedì 1 agosto 2011

Comunicazione interna

Lo so, prima regola: non scrivere troppe robe di seguito, si ottiene pessimi risultati e intasamento.
Dell'intasamento non è che me ne freghi più che tanto, però mi piace scrivere almeno al limite della decenza.
Però questo link valeva la pena.

IL DEMOCRITICO: GUESTBOOK

In pratica potete scrivere tutto quello che volete.
Un post fatto di post.
Geniale.


Questo è per colui che ha cercato:
"cara succhiami la figa racconti",
finendo per sua sfortuna qui.
Un'immagine vale più di mille parole...

La sindrome della statuina d'oro

Rimanere delusi è una parte della vita, mi dicono.
È una di quelle frasi che sappiamo essere stronzate, ma a cui crediamo ogni tanto per confortarci.
Che sia un disco per cui abbiamo speso soldi e tempo per procurarci , che sia un libro che volevamo leggere da tempo o una ragazza con cui volevate uscire ( o meglio, in cui volevate entrare) da anni e poi è svenuta sul più bello, voi avete deciso di fare il galantuomo portandola a casa sua senza approfittarne, solo per ricevere come ringraziamento un getto di vomito in faccia sulla strada del ritorno.
Capita a tutti, suppongo.



A lui è andata peggio.
Ok, molto peggio...

Questo doveva essere uno sproloquio sull'inutilità di registi come Spielberg ( da lì il titolo del post: dai vecchio marpione, non puoi aggrapparti al tuo omino d'oro e sperare che io stia sotto a pigliarmi tutta la merda che ne esce fuori... dio, che brutta immagine), ma poi era venuta fuori una roba noiosa e petulante, sicché ho cancellato tutto.
In conclusione: Steven Spielberg è una testa di cazzo.
Ad avvalorare la mia tesi, direttamente dal Giurassico:


Lo Stegosauro:
aveva parte del cervello nel culo,
ma, nel suo caso,
 era considerato un balzo evolutivo.


Nota:
Nessun animale è stato  abusato nella produzione di questo post.
Il cane era consenziente.
Il ragazzino mica tanto.