mercoledì 17 ottobre 2012

Knock at the door

Did you hear that?
It was a whisper, it said something like: "Don't move".
Did you hear the skeletons' voice?
They say to turn around.
In the end, the choice is yours.
But if i were in you, I'd follow their advice.
They look like they know what they're saying.

What is that trial?
Blood?
If so, why are you following it?
Turn around, come on.

What is this smell?
Flesh?
Seriously?
How did you manage to identify it?
You feel it in your bones?
It runs in your blood?
What the fuck does this means?
Why are you still moving?

Ok, an abandoned house...
First rule of an horror move: Do you enter alone in places that looks creepy? You can say goodbye to your sweet life.
Did you forget?
Or are you going a hero, idot?
Can't you listen, just for once, to what they say?

What?
Are you kidding me?
Captcha said to you to do so?
"Knock at the door", they said.
And you are going to...
No, I can't handle this... this stupidity!

What the acrual fuck does it means they told you I was going to leave?
No, no, no, you weren't joking.
Your face was serious as death itself.
And blank, too.
I'm kinda scared.

Ok, straight to the point.
The message were three:
-"Knock at the door"
-"He will leave"
Aaaaand?
-"Face it"?
Who is it?

A countdown?
You didn't mention about that!
It appared on the ouija board?
Weren't them random numbers?

I'm still here, don't you see?
They were wrong.
What does it mean "We still haven't open the door?"
I'm not going to risk tetanus whit that rusty door lock.
Neither you are.
They're still wrong, we are going to leave both.

Ok, lets... no, come on!
Don't open it!
You didn't knock!
Nooo!

Let him free, what are you doing to him?
Oh my god!
His head, why is it so twisted?
What have you done to him?
What should I do, now?


In memory of Slenderman,
You were a silly piece of shit.

And to Captcha,
as known to me as "constant pain int he ass"

mercoledì 10 ottobre 2012

Capitolo 3: Convalescenza


"Un breve sonno e ci destiamo eterni.
Non vi sarà più morte. E tu, morte, morrai."
John Donne, Sonetti Sacri X

Dal momento in cui mi sono svegliato in questa asettica camera d'ospedale, sono soggetto a scatti d'ira.
Forse è il bianco delle pareti, delle lenzuola, delle cartelle, delle tende, del ventilatore.
Mi brucia gli occhi tutto questo candore.
Quando Liz mi porta un bicchier d'acqua, non perdo l'occasione di afferrarlo e scaraventarlo contro il muro.
Una macchia, sono salvo.
Lei intanto è uscita, ormai non ci fa più caso.
Ormai lo fanno tutti.

La prima cosa che ho sentito uscendo dal coma farmacologico, una conversazione tra lei e un dottore, un chirurgo forse, è stata questa:
"È stato fortunato".
Fortuna.
Sopravvivere dopo essere stato sgozzato da un vetro rotto, normalmente lo sarebbe.
Ma in un mondo dove la morte non esiste più, lo è ancora?

Liz rientra mi chiede se voglio qualcosa, io le faccio segno di passarmi il giornale.
Non ho una particolar voglia di leggere.
Solo non riesco mai a guardarla in faccia, dopo, ripreso il controllo di me stesso.
Come fa a sopportare tutto questo?

È passato un mese ormai, e lei è ancora qui, nonostante tutti i miei tentativi di allontanarla.
L'ho pregata di farlo, mi ha tirato uno schiaffo ed è andata a prendermi la cena.
Non so se ho più paura che la mia presenza faccia male a lei o che la sua faccia bene a me.
Ora che mi sono abituato a questa mia condizione.
Ora che lo fanno tutti.

Non sono l'unico, non che la cosa mi rallegri.
Qualche sapientone ne ha pure coniato un termine, "sindrome dei morituri".
Coloro che dovevano morire, e non hanno potuto farlo, perdono la concezione di ciò che è importante, del piccolo e del grande.
Nel mio caso, per esempio, non riesco a rallegrarmi del fatto che io sia sopravvissuto, nonostante avessi la quarta e la quinta vertebra in frantumi, il midollo osseo libero di spargersi insieme a tre o quattro litri del mio sangue nell'atrio di un veterinario
Né del fatto che nonostante tutto posso camminare, grazie ad un'intervento chirurgico che fino ad un mese fa era impossibile.
No, l'unico pensiero che martella la mia testa e non mi fa dormire è che quel fottuto vetro mi ha tranciato di netto le corde vocali e io non potrò mai più parlare.

Da nessuna parte, nell'articolo riguardante questa nuova patologia, si parla di attacchi di rabbia.
A quanto pare, questa parte è tutta farina del mio sacco.

Liz dice che torna a casa, che se mi deciderò a fare un po' di riabilitazione, lei mi porterà qualcosa di pù recente da leggere.
Guardo la data, effettivamente è di tre settimane fa.
La guardo, ferma sull'uscio.
Una parte di me prega che non torni più.
Poi sorride e se ne va.
Quel cancro che mi è cresciuto dentro muore agonizzando, mentre ricambio quel sorriso.



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Dal Daily di tre settimane fa ( estratto):

"Dopo la comparsa del "Patibolo", così è chiamata la struttura in legno che troneggia la Piazza, è seguita un'ondata di panico, notizie non verificate si sono diffuse in internet, scatenando una reazione estrema delle nazioni confinanti, le quali hanno dichiarato le acque navigabili che ci separano dal resto della Nazione off-limits..."
"... non abbiamo notizie sull'eventuale presenza di altri Patiboli nel mondo"
"Fonti accertate testimoniano che l'ultima morte risale alle ore 23:37:02"