giovedì 27 dicembre 2012

Christmas caroling




Esco di case e fa un freddo cane.
Sono solo due gradi sotto zero, ma si sentono.
Sembra una puttana, una di quelle storie tragiche da tg cinque dove due centimetri di neve bloccano Milano per una settimana, ma vivo in un posto dove le puttanate tendono ad essere la realtà.
Quindi a due gradi sotto zero inizi a battere i denti e il naso ti inizia a colare, cosa che mi fa abbastanza schifo.
Non credo di essere l'unico a provare disgusto per il muco sulle sigarette.
Faccio trecento metri e li vedo lì, la compagnia, quattro cani attorno ad una fontana chiusa.
A dire il vero manco possiamo vantarci di essere quattro, dato che il quarto se ne è tornato a Milano a godersi la sua città in balia delle intemperie.
Giada mi saluta e mi chiede una cicca.
Gliela do in virtù delle sue tette grosse.



Tudor fa un cenno con la testa.
Viene dall'europa dell'est, la cordialità arriva solo dopo la seconda bottiglia di vodka.
Mentre rollo la sigaretta si parla del più e del meno: come è andata in questi giorni, che si è mangiato, la neve che verrà, la marca di tabacco che si è comprato, se lascio far su a Giada, che ci sto mettendo un'eternità.
Sono un perfezionista, non ci posso far niente.
Li mando a cagare e le passo pacchetto, cartine e filtri.
Così ognuno fuma la sua, offro io che è Natale.
Lo so, sono un filantropo.

Finiamo senza fretta.
Ecco, il freddo deve avere una natura quantistica, o perlomeno, senza scomodare la fisica, psicosomatica.
Finché la sigaretta è accesa, nessuno si lamenta.
Si decide di fare quatto passi, fino alla pineta.
Giada si lamenta un po', è in ciabatte ed è scappata di casa dal balcone della sua camera, ma alla fine si decide e ci segue.
Si parla della fine dell'anno, dei programmi.
Tudor va al "palazzetto", un edificio vicino alla palestra della città più vicina dove si organizzano feste con tanto di Viva Fm, ballerine e birra riciclata.
Giada va con il ragazzo ( o con il tipo con cui gli fa le corna, non saprei distinguere) in una baita sperduta per i monti a schiantarsi di Montenegro mentre guardano la gente che canta su Rai due.
Quanto a me, sto cercando di organizzare con un paio di persone e di prendere in affitto una saletta ( in realtà non paghi, vai in comune, compili un paio di scartoffie e ti impegni a non dare fuoco al posto, o quantomeno a riparare).
In realtà, non abbiamo fatto ancora niente, quindi boh, non so, si vedrà.

Non abbiamo fatto manco metà strada che le sigarette sono già finite e così la voglia di star fuori, l'inverno torna a farsi sentire.
Ci si saluta, ognuno torna a casa, a scaldarsi davanti al focolare, manco avessimo vagato per una settimana in mezzo all'Artico.




Ognuno per la propria strada, con i propri pensieri.
O almeno per me è così.
Penso alla tesina, che devo ancora scrivere.
Agli esercizi di fisica, che dico a tutti che ho già cominciato a farli, per convincermi a farli davvero.
A Claudia, la ragazza a cui dovrei chiedere di uscire.
A Bergamo, la ragazza da cui mi farei fare volentieri un pompino.
A Marinella, la ragazza che l'anno scorso è uscita col 97 ed io non ci avrei scommesso un soldo.

Mi sono reso conto al "Diploma Day" che i miei amici della vecchia guardia che hanno lasciato il vecchio istituto per avventurarsi nel mondo universitario hanno surclassato le mie aspettative.
Ok, fatta eccezione per il Martino e il Janni ( non ho idea di come rendere la pronuncia di "Gianni" in argentino, prendete la J per buona) che si son beccati un 61, ma erano contenti come pasque comunque, che il Janni è salito sul palco saltellando trionfante ed è inciampato nel secondo gradino cadendo di faccia.


Kinda related.

E non mi frega un cazzo che tutti facessero o il pedagocico o il sociale ( non mi ricordo mai chi di loro faceva cosa) mentre io faccio il liceo scientifico, che sulla carta dovrebbe essere più difficile.
No, qui c'è da cambiare piano.
Non c'è più posto per l'accontentarsi.
D'ora in poi si punta in alto.
Non al 90, non mi illudo ho avuto la media del sette per tre anni e non ho abbastanza crediti...
No, vaffanculo, si fottano i crediti, qui o si fa il colpo grosso o niente, basta compromessi!
Fanculo, voglio fare medicina e poi specializzarmi in psichiatria, non posso continuare con questo atteggiamento da fancazzista.
Devo dare una svolta.
Andare da Claudia e provarci, chi se ne fotte se poi va a finire tutto a puttane e mi perdo un'altra delle ( poche, purtroppo) persone che trovo interessanti, brillanti, divertenti, così dannatamente intelligenti.
Dire a Bergamo di smetterla di smarognarmi in continuazione la minchia, che in piccole dosi le persone mi piacciono pure, ma se devono continuare a parlarmi di quanto hanno sonno, di quanto fa freddo e di quanto x prof è un bastardo\a lo facciano almeno mentre mi agitano in faccia le tette.
Così ci guadagniamo tutti e due.
Scrivere questa dannata tesina sul Progetto Manhattan e sullo stallo atomico, cazzo è una cosa che mi interessa così tanto che se mi ci mettessi di buona volontà verrebbe pure bene, basta aprire il fottuto Word e il fottuto Chrome o andare in una fottutissima biblioteca.
Finire di scrivere "Una storia buttata lì", che il quarto Capitolo è a metà nelle bozze da tre mesi ormai ( ma dovrò riscriverlo da capo, perché so di non essere capace di riprendere una cosa lasciata lì).
Cazzo, devo...

Mentre penso all'ennesimo buon proposito, sento una canzoncina venire da un balcone.
Siamo a venti metri da casa, venti passi.
Venti passi così e sarei entrato carico come Rocky prima dell'incontro con x ( inserire nome di uno degli avversari di Rocky, il vostro preferito, che io di film di Stallone non ne ho visto manco uno).
Ma la canzoncina mi distrae.
Da dove viene?
Da quella specie di pupazzo di di Babbo Natale?
Davvero qualcuno ha buttato soldi per mettere un pupazzo canticchiante in una casa praticamente disabitata?
Saranno stati i vicini, l'avranno messo per dare un po' di atmosfera alla via?
Che canzone è?
Non mi ricordo le parole, ma l'ho già sentita da qualche parte.
E così via...

Oggi è andato giù per il cesso, causa Babbo Natale di pezza canterino.
Ma scrivo come monito per me stesso.
Domani non è un'altro giorno.
Domani sarà come oggi, senza pupazzi di merda.
Tutto quello che ho detto stasera sarà valido.
Perché domani sarà solo un prolungamento di stasera.
E così tutti i giorni a venire.

E fanculo i canti natalizi, sempre.

martedì 27 novembre 2012

Il progenitore dei Tie-In


Nel  1993 usciva nelle sale americane “Super Mario Bros”, film che avviò quella piaga, quel ponte tra videogioco e cinema, chiamato tie-in.
Questo genere è sopravissuto, noncurante di critiche ed incassi da fame, ha avuto alti (pochi) e bassi ( troppi), alcuni registi hanno dedicato la loro intera carriera ad esso ( Uwe Boll su tutti*).


Sì, sta ridendo tutti voi, voi che vi siete sorbiti anche uno solo dei suoi film.
In realtà è grande regista, fa film di merda solo perché vi odia.

Sostanzialmente, le pecche di queste pellicole sono quattro:
  •           L’incoerenza della trama, rivisitazione snaturata e “holliwoodizzata” dell’originale.**
  •           Gli effetti speciali che finiscono per rivelarsi deludenti, vuoi perché troppo esagerati o fatti in modo approssimativo.***
  •           Recitazione e regia insufficienti ( si veda la terza nota).
  •           Il fatto che il prodotto finito sia ridicolo su ogni livello.

Non per forza i tie-in si fermano su queste pietre miliari, ma raramente riescono ad evitarle tutte.****
Ma  il capostipite, invece, come si dichiara di fronte a questi quattro “peccati mortali”?
Ebbene, Super Mario Bros si dichiara colpevole di tutti i capi d’accusa, ma la sua arringa probabilmente è il sogno erotico non solo del vecchio Uwe, ma di ogni regista di film trash: fallisce talmente miseramente il suo compito ( tirare fuori una trama funzionante dalla storia di un idraulico che mangia funghi per salvare una donna che potrebbe, o no ( punto 4 dell'articolo), essere in pericolo perché rapita da un dino-tarta-drago) che risulta essere un buon film.

Il grande pregio di questo film è proprio il suo essere ridicolo, volutamente (spero).
Mario e Luigi ci sono, sono due idraulici e pure fratelli ( anche se non di fatto; questo è chiarito nel film, ma non si capisce bene se siano stati addottati dalla stessa madre o altro).
Daisy è presente all’appello ed attende di essere salvate dalle grinfie di Koopa ( che prende il ruolo di Bowser, per qualche ragione).



Indistinguibili



Quello che manca è la logica, la coerenza, un senso a tutto il resto.
A quanto pare, il mondo è stato diviso in due dimensioni durante l’impatto dell’asteroide che 65 milioni di anni fa estinse i dinosauri, o almeno, che noi credevamo estinti.
Questi, invece, sono sopravvissuti nell’altra dimensione, si sono evoluti, hanno creato forme di società e città, cadute in degrado dopo la deposizione del Re ( non è spiegato chi sia stato in realtà questo Re) da parte di Koopa, che lo ha trasformato da rettiliano a fungo tramite l’uso di una macchina che può accelerare od invertire il processo evolutivo in pochi minuti.
Ciò porta ad una caduta in rovina generale, con le città che diventano una sorta di “specchi oscuri” della Manhattan “umana”.
L’ambizione di Koopa, che vuole diventare imperatore di ben più della manciata di sassi che è il suo regno,lo porterà a far rapire Daisy, figlia segreta del Re, ed usare il cristallo che porta al collo per creare un ponte tra i due mondi e poter invadere il nostro.


Avrebbe tutte le carte in regola per essere leggendario.

Dopo casini vari, camei a muzzo e funghi colanti da soffitti et similia che salvano la situazione,  i buoni vincono.*****

Ok, letto quanto sopra, potete immaginare che fine abbiano fatto fare gli sceneggiatori ai funghetti di Mario.



La regia, senza lode ma con un pizzico d’infamia, è supportata nel creare un film che ha del grottesco dalla recitazione, globalmente anche buona ( almeno, a differenza di molti attoroni d’oggi, ci si sforza di fare espressioni facciali), che risulta però di un ridicolo immane a causa dei testi che gli attori sono costretti a recitare.

C’è da dire che gli effetti speciali sono anche buoni ( nel senso che non sono né fatti in casa come nei Z-movie, né esagerati, e di merda, come nei film di Uwe Boll) ma non hanno nessun senso d’esistere, la maggior parte delle volte ( per mimare, credo, il power-up che da a Mario la possibilità di saltare più lontano e planare, ai personaggi vengono fatti indossare stivali-jetpack , ricreati nella maniera più epica umanamente possibile).

Talmente epici, che non li trovo manco su Google

Il prodotto finale risulta divertente sia per chi non ha mai o quasi mai giocato a Super Mario, che si troverà di fronte un B-movie d’azione neanche dei peggiori, sia per chi gioca all'idraulico che salva principesse da dino-tarta-draghi****** dai tempi del NES, che potrà ridere del tentativo di dare una trama al franchise di Nintendo che ne ha meno.


Se vi trovate con novantasei minuti da occupare,
guardatelo

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Note:
* Sarebbe da chiarire in altra istanza se sia stato più nocivo Uwe Boll come regista\produttore alla già scarsa reputazione dei tie-in o se i tie-in come genere abbiano rovinato la carriera di Uwe Boll.
Io preferisco vederla come una via di mezzo, una sorta di scontro epico tra eroe e antagonista dove i due finiscono per infierirsi il colpo mortale a vicenda.

** Questo è un fenomeno che non capisco.
Se l’obbiettivo, “adattando” la trama , è quello di attirare più pubblico, è un obbiettivo inutile: se prendiamo ad esempio solo gli iscritti a Steam ( sito internet che ha più o meno il monopolio, meritato, per molti versi, del mercato della vendita dei videogiochi per pc), questi sono circa 50 milioni, e sono solo una fetta del mercato globale.

*** Il problema delle produzioni di questo tipo a budget alto è che i soldi vengono buttati a badilate sugli effetti speciali, togliendo fondi da tutte le altre voci della lista.
Il risultato di questa operazione è un film con belle esplosioni, una trama rappezzate nei cinque minuti della pausa caffè ed attori che girano a caso per i set.

**** Forse Resident Evil ( perché sono i videogiochi a mancare di una trama forte, in quanto incentrati sull’atmosfera e lo sparare in testa agli zombie), il primo Silent Hill, Tomb Raider ( per le tette) e pochi altri.

***** Mi rifiuto di approfondire ulteriormente, si farebbe mattina.

****** Sfido chiunque a trovare una descrizione sintetica migliore di Bowser.

mercoledì 17 ottobre 2012

Knock at the door

Did you hear that?
It was a whisper, it said something like: "Don't move".
Did you hear the skeletons' voice?
They say to turn around.
In the end, the choice is yours.
But if i were in you, I'd follow their advice.
They look like they know what they're saying.

What is that trial?
Blood?
If so, why are you following it?
Turn around, come on.

What is this smell?
Flesh?
Seriously?
How did you manage to identify it?
You feel it in your bones?
It runs in your blood?
What the fuck does this means?
Why are you still moving?

Ok, an abandoned house...
First rule of an horror move: Do you enter alone in places that looks creepy? You can say goodbye to your sweet life.
Did you forget?
Or are you going a hero, idot?
Can't you listen, just for once, to what they say?

What?
Are you kidding me?
Captcha said to you to do so?
"Knock at the door", they said.
And you are going to...
No, I can't handle this... this stupidity!

What the acrual fuck does it means they told you I was going to leave?
No, no, no, you weren't joking.
Your face was serious as death itself.
And blank, too.
I'm kinda scared.

Ok, straight to the point.
The message were three:
-"Knock at the door"
-"He will leave"
Aaaaand?
-"Face it"?
Who is it?

A countdown?
You didn't mention about that!
It appared on the ouija board?
Weren't them random numbers?

I'm still here, don't you see?
They were wrong.
What does it mean "We still haven't open the door?"
I'm not going to risk tetanus whit that rusty door lock.
Neither you are.
They're still wrong, we are going to leave both.

Ok, lets... no, come on!
Don't open it!
You didn't knock!
Nooo!

Let him free, what are you doing to him?
Oh my god!
His head, why is it so twisted?
What have you done to him?
What should I do, now?


In memory of Slenderman,
You were a silly piece of shit.

And to Captcha,
as known to me as "constant pain int he ass"

mercoledì 10 ottobre 2012

Capitolo 3: Convalescenza


"Un breve sonno e ci destiamo eterni.
Non vi sarà più morte. E tu, morte, morrai."
John Donne, Sonetti Sacri X

Dal momento in cui mi sono svegliato in questa asettica camera d'ospedale, sono soggetto a scatti d'ira.
Forse è il bianco delle pareti, delle lenzuola, delle cartelle, delle tende, del ventilatore.
Mi brucia gli occhi tutto questo candore.
Quando Liz mi porta un bicchier d'acqua, non perdo l'occasione di afferrarlo e scaraventarlo contro il muro.
Una macchia, sono salvo.
Lei intanto è uscita, ormai non ci fa più caso.
Ormai lo fanno tutti.

La prima cosa che ho sentito uscendo dal coma farmacologico, una conversazione tra lei e un dottore, un chirurgo forse, è stata questa:
"È stato fortunato".
Fortuna.
Sopravvivere dopo essere stato sgozzato da un vetro rotto, normalmente lo sarebbe.
Ma in un mondo dove la morte non esiste più, lo è ancora?

Liz rientra mi chiede se voglio qualcosa, io le faccio segno di passarmi il giornale.
Non ho una particolar voglia di leggere.
Solo non riesco mai a guardarla in faccia, dopo, ripreso il controllo di me stesso.
Come fa a sopportare tutto questo?

È passato un mese ormai, e lei è ancora qui, nonostante tutti i miei tentativi di allontanarla.
L'ho pregata di farlo, mi ha tirato uno schiaffo ed è andata a prendermi la cena.
Non so se ho più paura che la mia presenza faccia male a lei o che la sua faccia bene a me.
Ora che mi sono abituato a questa mia condizione.
Ora che lo fanno tutti.

Non sono l'unico, non che la cosa mi rallegri.
Qualche sapientone ne ha pure coniato un termine, "sindrome dei morituri".
Coloro che dovevano morire, e non hanno potuto farlo, perdono la concezione di ciò che è importante, del piccolo e del grande.
Nel mio caso, per esempio, non riesco a rallegrarmi del fatto che io sia sopravvissuto, nonostante avessi la quarta e la quinta vertebra in frantumi, il midollo osseo libero di spargersi insieme a tre o quattro litri del mio sangue nell'atrio di un veterinario
Né del fatto che nonostante tutto posso camminare, grazie ad un'intervento chirurgico che fino ad un mese fa era impossibile.
No, l'unico pensiero che martella la mia testa e non mi fa dormire è che quel fottuto vetro mi ha tranciato di netto le corde vocali e io non potrò mai più parlare.

Da nessuna parte, nell'articolo riguardante questa nuova patologia, si parla di attacchi di rabbia.
A quanto pare, questa parte è tutta farina del mio sacco.

Liz dice che torna a casa, che se mi deciderò a fare un po' di riabilitazione, lei mi porterà qualcosa di pù recente da leggere.
Guardo la data, effettivamente è di tre settimane fa.
La guardo, ferma sull'uscio.
Una parte di me prega che non torni più.
Poi sorride e se ne va.
Quel cancro che mi è cresciuto dentro muore agonizzando, mentre ricambio quel sorriso.



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Dal Daily di tre settimane fa ( estratto):

"Dopo la comparsa del "Patibolo", così è chiamata la struttura in legno che troneggia la Piazza, è seguita un'ondata di panico, notizie non verificate si sono diffuse in internet, scatenando una reazione estrema delle nazioni confinanti, le quali hanno dichiarato le acque navigabili che ci separano dal resto della Nazione off-limits..."
"... non abbiamo notizie sull'eventuale presenza di altri Patiboli nel mondo"
"Fonti accertate testimoniano che l'ultima morte risale alle ore 23:37:02"

venerdì 14 settembre 2012

Prova, prova, sa, sa, sa


Mi sentite?
Sì? No?
Ok, allora potete pure abbassare e ignorarmi, se vi va...
Un po' di di collaborazione, dai!
Ci sono ancora scariche?
Avete provato a spegnere e riaccendere?
E a tirare un pugno al modem, no?
Bene, così si fa.
Ahem...

Salve, come i più perditempo di voi avranno notato, questa trasmissione viene da un posto che non può essere, un tempo inconcepibile e con una ricezione di pessimo gusto.
Questa trasmissione viene direttamente da casa vostra: lì c'è la cucina, il bagno, quella statua africana che vi ostinate a tenere perché fa tanto "uomo che ha visto il mondo" ( in realtà lo avete comprato da un "vù cumpra" in Piazza Dante e, in realtà, rappresenta solo un omino che si masturba, vedeste le risate del venditore, che a differenza vostra è realmente laureato in Storia dell'Arte e Antropologia).
C'è anche il vostro gatto.
Dovreste dargli meno da mangiare, sta ingrassando.
Se non è così, scusate, ho sbagliato persona.
Ecco, tornando a noi, l'unica differenza è che questa casa è cinquanta metri più vicina al Sole della vostra e sfasata all'indietro di cinque minuti.
E questo spiega le mie due affermazioni precedenti.
La causa della terza, per i meno attenti quei "bzzz" che sentite in sottofondo, è data dal fatto che non ho soldi per un buon elettricista e mi devo arrangiare da solo.

Più o meno, io dovrei essere voi, solo che di un'altra dimensione.
A dire il vero a me sembra una puttanata, dato che sono più alto e non ho tutta quella pancetta.
Comunque, dato che il mio P.S.O. si è fritto, ho deciso di fare quattro chiacchiere con me stesso, o meglio con i miei stessi.

Ah, giusto, il P.S.O.
In sostanza, il Proiettore Sinaptico Olografico, è una specie di cerchietto di ferro che va messo in testa, se ne siete provvisti di una, e vi proietta in una realtà virtuale.
Come?
Non ne ho idea, le condizioni di utilizzo del servizio le ho accettate senza leggerle.

Ora magari direte "Ma se passi tutto il tuo tempo lì, come fai a sopravvivere?", oppure mi sbaglio e avete già spento il modem, perdendo per sempre questo segnale, perché vi siete stufati di 'sta solfa, che dovete spippettarvi su YouPorn.
Non vi do torto, neanch'io sarei qui se avessi Internet.

Comunque, rispondendo alla domanda dal punto di vista fisiologico, gli utenti sono sfamati da degli addetti specializzati con prodotti certificati.
E con questo intendo che la ditta ingaggia degli scimpanzé che mi riempiono di cinque litri di plasmon due volte alla settimana.

È brava gente, ingaggiata per non ricordo quale storia sull'estensione dei diritti alle pari opportunità.
A quanto pare, ad un certo punto si è deciso che era ingiusto privare gli animali della gioia del lavoro, della democrazia e del sogno americano.
Così hanno bombardato le foreste col diserbante e il cemento a presa rapida, dato un posto di lavoro ad ognuno e messo su un governo ispirato al film "Il Re Leone".
È un peccato che il partito carnivoro abbia divorato l'opposizione durante la prima settimana.

Fuori dal P.S.O. non sono rimasti altro che tizzoni ardenti, macerie fumanti e un atmosfera tossica al 97%.
E tira anche un vento della madonna.
Così, quando la realtà ha cessato di essere confortevole, abbiamo deciso di crearcene un'altra.
2.0 e in continuo aggiornamento.

Tutto si svolge nella nostra testa, è vero, ma non è poi così diversa da quella precedente.
In fondo cos'è la Realtà?
Una serie di impulsi elettrici, che siano poi questi forniti dagli organi di senso o da una serie di cavi che si diramano dall'amigdala all'ippocampo, non mi fa poi tanta differenza.
Sinceramente, non sono neanche sicuro se questa qui fuori sia la realtà-Realtà, o solo una versione precedente del software.
Diamine, non so neanche se io sono reale o solo un bot difettoso in riparazione.
In fondo, la memoria umana non occuperebbe più di 300 megabyte di spazio, se archiviata.

Ma, in fondo, chi se ne frega del fatto di essere reale, o che il cielo grigio là fuori, che la finestra su cui sono seduto, che la sigaretta che tengo in mano siano reali né tantomeno se sia ciò che dico il messaggio reale o lo siano, invece, le scariche elettriche in sottofondo.
L'importante è sentire il pulsare ritmico delle vene.
Avere le vertigini guardando guardando in basso, che sono al 253° piano.
Annusare l'aria e gustare l'odore della pioggia che scenderà da qui a mezz'ora.
Assaporare a fondo il tabacco che danza giù per la gola.
Tutto il resto, è un bug del sistema.



\\124C 41+ : Remote computer to shutdown/restart/abort

mercoledì 22 agosto 2012

Scusate

Ma questo mese mi sto riducendo così:


Avrò sì e no cinque minuti liberi al giorno.


E li passo ad imbrattare fogli.


O a trovare rivali per Michael Phelps...


Sicché mi prendo una pausa...


... ma tornerò ai primi di Settembre.


E adesso, sigaretta.

venerdì 27 luglio 2012

Capitolo 2: Spuntone di vetro

Adam fu uno delle prime "vittime".
(Adam era il nostro editor, tutto qui, per me il rapporto finiva lì).
La piazza era di strada per tornare a casa e vedendo il patibolo non provò niente...
(Adam era un tipo comune, sì, comune; cazzo, sto cercando di ricordare qualcos'altro di lui ma mi viene in mente solo "comune").
Guardò un barbone smettere di cantare e mettersi a piangere di fronte alla morte, ma lui non provava niente...
(Ma la moglie, se ne sa qualcosa?).
(Se ne sta lì, al Patibolo, come una deficiente, sembra in catalessi...).
Il legno non gli diceva niente, la corda non gli diceva niente, l'odore di vecchio non gli diceva niente...
(Cristo, il marito si è suicidato, tu come ti sentiresti?)
Non gli importava salire il primo scalino, neppure il secondo, né le urla del barbone che gli diceva di stare lontano "dall'opera del demonio"...
(L'hanno inquadrata al tg, continuava a ripetere "La cena è pronta, la cena è pronta, la cena è pronta...").
Quando il barbone gli afferrò una gamba, non sentì nulla.
(E il figlio, che fine ha fatto?). 
Non sentì le urla, le imprecazioni, le preghiere e le lacrime.
(È all'università, all'estero, forse non ne sa ancora niente).
Non sentì i morsi né le unghie che affondavano nella carne, non sentì il sangue colare lungo la gamba.
(Se state pensando di informarlo, vi ho già detto cosa ne penso, qualsiasi cosa sia, stiamone fuori).
Ma sentì la corda e per un momento provò una paura esaltante, con giusto un pizzico di piacere.
Poi la botola si aprii e torno a non sentire nulla.



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Io e Liz andiamo in piazza il giorno dopo la comparsa.
Ci sono ancora dei curiosi, un centinaio, molti meno di ieri.
Le voci non si sono ancora sparse, o ce n'erano poche o non ce n'erano proprio.
Nonostante questo, una recinzione di transenne e un poliziotto annoiato mi sembravano troppo poco.

Joshua l'aveva bollato come uno scherzo poco riuscito.
Kate piangeva Adam ( era lei che ci aveva messo in contatto con lui ed era quella che lo conosceva meglio nel gruppo).
Paresseux era interessato al conto e Liz era curiosa di vederlo.
Io no.
Avevo la continua sensazione che quella cosa fosse veleno per la mia realtà, quella che mi ero costruito così a fatica.
Ma era solo una costruzione in legno, con una corda, un uomo grasso sulla cinquantina a farle la guardia ed una recinzione inutile.
Totalmente inutile.

(Liz! Dove sei finita?).

Acconsentì ad andare, a patto di farlo in macchina.
Non che fossimo lontani, solo speravo di non trovare parcheggio ed avere una scusa per desistere, alla peggio potermene andare il più velocemente possibile da lì.

(Perché non riesco a muovere la testa?).

La sensazione di disgusto aumentava, diventando più tangibile man mano che ci avvicinavamo.
Dovetti accostare un po' alla cazzo, finendo quasi per andare a sbattere contro un albero del parco cittadino.
Aprii lo sportello e svuotai il contenuto del mio stomaco sul prato.
Liz non ci badò molto, scese sbattendo la portiera contro un vaso di rododendri e si incammino verso il Patibolo.
Per un momento, intravidi la stessa faccia spettrale della sera prima.
Poi mi chiese con tutto il disgusto umanamente possibile:
- Stai meglio?
- Sì, sì, solo un capogiro. Potevi fare a meno di abbattere quella pianta?
(Ridendo) - Io odio i rododendri.

(Che ci faccio a terra? Mi hanno spinto? Sono caduto?)

Sempre più vicini.

(Mi fa male la gola...)

Faccio le mie considerazioni sulla sicurezza, penso ai miei amici e alle loro reazioni.

(Liz! Liz! Sei tu Liz? Dammi una mano a rialzarmi!)

Una tizia scavalca, la folla se ne accorge prima dell'attempato mangia-ciambelle, il quale sfodera una scacciacani e la punta al curioso.
Intima di scendere, senza rendersi conto che sta parlando ad un'appendice, una mera incarnazione della massa curiosa che gli sta dietro.
Quella, ormai, è la scimmia che il branco ha designato per assaggiare le bacche rosse e vedere se sono commestibili.

(Vi prego, fateli stare zitti, fate star zitti i cani!)

Sale e tocca la corda, se la passa tra le mani.
Il poliziotto ha smesso di gridare e si allontana, non tanto perché vuole prendere le distanze, ma perché vuole  rientrare a far parte di tutti gli altri.
E noi con lui.

(Dio che dolore, perché mi brucia così tanto la gola?)

La donna tira il cappio.
Se lo infila tremando.

(Cosa, cosa cazzo è? Che cazzo è questa cosa?)

Alza la testa, ci guarda, sorride, ci dice:
-Visto? Non è successo niente...

(Perché mi guardi così? Perché piangi? Parlami Liz, parlami cazzo!)

La botola si apre.
La gente scappa.
Le bacche sono velenose.

(Vetro? Liz, che cazzo sta succedendo? Liz!)

Siamo gli ultimi arrivati e la folla ci investe come una mandria di rinoceronti.
Scappiamo in un vicolo, ma tutti ci seguono, ci superano, ci spingono.
Liz mi tiene per mano, mi urla di correre, ma non ce la faccio più, non ho più fiato.

(Oddio, non riesco a tenere gli occhi aperti, Liz ti prego aiutami).

Poi la folla dietro di me si apre e due fanali mi accecano.
Qualcuno mi ha fottuto la macchina ed ora sta per investirmi.
Non ho modo di scansarla.

(No, non può essere!)

Non mi colpisce in pieno e vengo sbalzato di lato.
Praticamente volo.

(Il cappio è vuoto!)

Le ultime cose che vedo sono:
- Un'insegna che proclama "Mike, il miglior veterinario sulla Piazza".
- La vetrata sottostante, appena lavata.


venerdì 13 luglio 2012

Un paio di blogger e come il mio cervello li immagina

- Kisciotte:


Non basta di certo un divieto a fermarlo

- Hombre:


All'inizio della guerra al Captcha

 - Orsa bipolare

Bipolarismo su tela



Orsa al mare

- Me stesso


Ogni volta che devo pensare ad un titolo


- Melusina

"Avanti così, ancora più cattivo, duro ed alienato.Tuffati in fondo insomma"
(cit.)


- Josef K.



Aspettandone il ritorno...

- Cerex

Un killer del foglio bianco


- Mai Maturo



Se lo fate incazzare vi fa un bosone di Higgs così

- Giovanni


Capitano, rilevo una forma d'impasto che par carne!


P.s.: Mancano un fottio di persone, ma ho finito le immagini.

mercoledì 11 luglio 2012

Cose che sono altre cose

Vicino a dove abito c'è un ristorante\pizzeria, il "Flamingo", che ha come stemma un fenicottero.
Il punto è che fino a 5 minuti fa non avevo la minima idea di quale fosse la connessione tra le due cose.
Quindi, ricapitolando, il flamingo non è questo:



Ma questo:



Ok, dicevo...
Ah, giusto.
Internet è un posto magnifico.
Blogger mi soffre di schizofrenia in questo momento, ma sorvoliamo.
Su internet puoi trovare di tutto: a partire dalla top six dei videogiochi giapponesi più disturbati ( tentacoli esclusi) ad un tizio che vende un "grazie" per un milione di dollari, da come trarre profitto da un bagno "alla turca" rotto ( non dubito che ci sia un modo) ad un remake del "Mago di Oz" con Cazzo D'oro, Cerbiatto Culo ed Uno che si fa una sega a scuola nelle rispettive parti dello spaventapasseri, di Toto e dell'uomo di latta ( liberamente tratto dalle parole chiave che portano al mio blog questa settimana, a quanto pare).



Ma rimane un posto magnifico.
Un po' meno se qualche tuo amico stronzo ti manda un link per "2 girls 1 cup".
La tentazione di essere l'amico stronzo in questione è forte, ma non vorrei che il blog diventasse il luogo di ritrovo dei "Coprofagi Anonimi".


Il presidente onorario.

Ma sto perdendo di nuovo il filo del discorso. 
Internet è un posto così bello che, anche se fino ad ormai venti minuti fa non sapevo che il flamingo è il fenicottero, posso cliccare su "Mi sento fortunato" e trovare altri cinque idioti come me.
Allo stesso modo posso ritrovarmi in un sito che proclama Kristen Stewart la più grande attrice di tutti i tempi.
Ma c'è sempre quella X rossa in alto a destra e tutto un mondo la fuori in cui andare e sfogarmi tirando pallonate in faccia ai bambini al campo sportivo.


Oscar subito.

mercoledì 27 giugno 2012

Cap.1: Patibolo

"La morte non esiste. Mai è stata, e mai sarà. Ma abbiamo disegnato così tante immagini di essa, così tanti anni, a provare di capire che cosa sia, comprenderla, che abbiamo iniziato a pensarla come un'entità, in un certo modo viva e avida.Tutto questo, comunque, è un orologio fermo, una sconfitta, una fine, un'oscurità. 
Niente."
Ray Bradbury 

Tutto andava bene.
O perlomeno, sembrava che la vita non potesse fare altro che mettersi a posto.
Il lavoro, dopo così tanto tempo potevo saldare gli arretrati dell'affitto.
Sì.
Gli amici offrivano da bere al bar, si festeggiava la prima pubblicazione.
Kate ci provava con Joshua e io gli passavo i preservativi di nascosto, gli davo una pacca sulla pacca sulla spalla e gli dicevo: "Attento che questa se la sono rivoltata tutti come un calzino, come minimo c'ha la scabbia".
Si rideva, il barista portava il secondo giro, Liz mi sussurrava che oggi si stava da lei.
Festeggiavamo.

Erano le 23:37:02 di quel fottuto giorno.
Eclatante, no non è la parola giusta,.
Affatto.
Momentaneo, calza molto meglio.

Un attimo.
Cala il silenzio.
Il disco nel juke-boxe salta all'inizio di Sober.
Maynard arriva a cantare "There's a shadow just behind me..." e poi TUM.
La presa di Kate sul bicchiere che ha in mano si allenta, la tequila inizia lentamente il suo viaggio verso il pavimento.
Paresseux, il barista, fa strabordare il gin dal bicchiere che sta preparando.
Il sapore del mio White Russian diventa infinitamente acido, un odore di piume bruciate nel naso.
Un brivido ci attraversa tutti contemporaneamente e ci sentiamo obbligati a girarci a sinistra, verso l'entrata del pub.
Un secondo e poi...

"Making every promise empty..."

- Cazzo Kate, le mie scarpe! Le ho comprate ieri!
- Ehi barista, non puoi chiudere la finestrella? Entra un freddo...
- Scusa, non volevo! Oddio sono così imbarazzata!
- John, c'è qui il drink della tua amica. Il gin è traboccato, mentre lo prendi puoi dare una passata con lo straccio al bancone? Io chiudo in cucina, il tuo socio teme che entri l'inverno siberiano.
- Prendi anche un pacchetto di sigarette.
- Ok, ( ti ho preso queste così te ne scrocco un paio) segnami anche un pacchetto!
- Lo segno nella lista dei soldi che non vedrò più...
- Senti John, noi beviamo il bicchiere della staffa e poi andiamo.
- Joshua ha detto mi ha detto che mi porta a fare un giro con la Chevy.
- Ok, tu Adam che fai? Resti o te ne vai?
- Vado, vado. Domani io devo alzarmi per andare in redazione, a differenza vostra.
- Allora direi di brindare a... Ehi, Paresseux, ti unisci da solo o fai il barista solitario.
- Ok, ok. Ma solo perché me lo chiedi tu Liz, a te non posso dire di no. Non essere geloso, John.
- Sì, sì, ricordami di ringraziarti ogni giorno di avermela concessa, mio signore.
- Ok, dov'ero... Ah sì, brindiamo alla pubblicazione del primo numero di "Sleeping World"!



Saluti, arrivederci, monete che tintinnano sul bancone, la cassa che si apre, la porta che cigola quando viene aperta, il rumore di passi sul marciapiede, altri saluti, il motore della Chevy che ruggisce ed un urletto di Kate, la risata sommessa di Liz che incarna il fastidio che le provoca Kate e quel suo "copione da puttanella" ( così lo chiama lei ) che segue da sempre.
Proseguiamo a piedi e al secondo incrocio Adam gira a destra e se ne va per la sua strada, facendo un cenno di saluto con la mano subito prima di scomparire.
Noi due saliamo nel suo appartamento e consumiamo la vita, proprio la notte in cui è finita.

La mattina mi sveglio con i postumi nel letto.
Vuoto.
Mi alzo, con un palmo mi copro la fronte, con l'altro armeggio nel buio della camera alla ricerca della porta del soggiorno.
Apro e vengo accecato dalla luce del sole delle 9 del mattino, sparatami in faccia attraverso le finestre dell'appartamento al nono piano di Liz.



Mi ci vuole un po' ad abituarmi, mi pare che tutto il cervello sia in sovraccarico. 
Ricapitoliamo un senso alla volta.
Olfatto: profumo di caffè, ma anche... sì, toast bruciati.
Udito: solo un vociare sconosciuto, dev'essere la televisione.
Gusto: niente da riportare.
Tatto: niente di rilevante neanche qui.

Vista:
Liz seduta al tavolo nel soggiorno.
Guarda la televisione, dandomi le spalle.
Lei si gira, sbiancata in volto, lo sguardo assente che vaga come se io non ci fossi affatto.
Guardo lo schermo: una massa di gente occupa quella che a stento riconosco come la piazza.


"Cosa c'è d'interessante in tv?" volevo chiedere prima di guardare, ma ormai è inutile.
So già la risposta.
In televisione c'è il Patibolo.