sabato 31 marzo 2012

Carta e Corsa 5

Partecipante dell'eds della donna camèl ( accento a piacere, ma credo d'averlo azzeccato).
Partecipano anche:
lillina
magneTICo
melusina
Dario D'Angelo
Hombre


La Corsa 5 è il pullman che prendo alle 7:20 ogni mattina da quattro anni a questa parte per andare a scuola.
O come è più comunemente conosciuto, il traghetto di Caronte.
Non è la destinazione ad incutermi paura, ma il tragitto stesso.
Ah già, ho una fifa fottuta degli autobus.
Sono dei rettangoli di lamiera che fanno manovre fisicamente improbabili a velocità spropositate.
Quindi non ne parlerò, anche perché esorcizzo le mie paure nell'unico modo che conosco: dormo ascoltando Paranoid dei Black Sabbath ( il cd può variare a seconda del tempo, ma al momento ho questo nel lettore).



Il viaggio mattutino dello studente si svolge più o meno per tutti allo stesso modo, eccetto che per l'antefatto.
Esistono sostanzialmente quattro modi di raggiungere la fermata:

- L'anticipo

Sveglia alle 6, ripasso veloce degli appunti fino alle 6:20, colazione di dieci minuti, 6:35-6:50 igiene orale, alle 7 il soggetto è alla fermata.

- Il puntuale

Ci si sveglia tra le 6 e le 6:30, 6:40 colazione abbondante, in bagno alle 7:10, arrivo alla fermata nel preciso istante in cui l'autista apre le porte.

- Il ritardatario

Si sveglia alle 7, fa quel che può, arriva correndo anche quando è in anticipo, gli capita di perdere l'autobus e si fa portare dai suoi.

- Il Carta

Il soggetto discute col padre la sera antecedente ai fatti sull'orario di partenza dalla magione amica: il genitore gli dice di partire prima, il figlio lamenta una maggiore conoscenza degli autobus.
In virtù dell'ormai monumentale esperienza, gioca la sua carta migliore subito: lui, in dodici anni d'istruzione, non ha mai perso una corsa.
La sveglia suona, sono le 5:30, deve ristudiare un po' tutto.
La memoria a breve termine si converte in quella a lungo termine durante il sonno R.E.M., per cui l'addormentarsi sui libri è tutta una tattica studiata.
Dalle 6: 20 cade dal letto.
Coglie l'occasione sia per andare a lavarsi i denti che per prendere appunti mentali su di un post da scrivere in terza persona, che fa tanto genio del male.
6:30 cartone del latte, tazza e zucchero.
6:31 cdswdcs, si accende la macchinetta.
6:33 cing cts fcdvvvv shhhhiu, il caffè è pronto.
6:34 contemplazione della brodaglia, dubbi di natura chimico-organica sulla composizione della stessa, aggiunta di latte e ingurgitamento tutto d'un sorso, rendersi conto di aver dimenticato lo zucchero un'altra volta.
6:35 il soggetto torna a dormire, con l'amaro in bocca, che c'è ancora tempo.
7:10 DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN!!!
7:11 il telefono viene lanciato dall'altra parte della camera dal soggetto, la sveglia si spegne.


Un quarto d'ora per accendersi,
un microsecondo per volare,
un'era per rompersi.

Il soggetto, non sapendo di preciso dove si trova, si veste con quello che capita.
Nel mentre riacquista lucidità e vede che mancano libri all'appello nella cartella.
Trovarli non richiederebbe molto tempo non fosse che la camera ormai è ridotta così:

AVVISO ALL'UTENZA!
LA FOTO CHE SEGUE RAPPRESENTA IL CAOS PRIMORDIALE GENERATOSI NELLA MIA CAMERA DURANTE IL PERIODO ANTECEDENTE AL RESTAURO!
PERTANTO AVVERTO IL LETTORE CHE LA VISIONE DELLA SUDDETTA POTREBBE SVIARLO PER SEMPRE DAL POST STESSO!
GRAZIE DELL'ATTENZIONE


Lo giuro, c'è un ordine.
Complesso, ma c'è

Corre, afferra la chitarra, saluta il genitore e quasi cade dalle scale.
Non guarda gli orologi per paura della loro immutabile sentenza.
Arriva in strada derapando con le suole delle scarpe e vede che la corriera alla fermata.
Con un carico complessivo di 13 chili sulle spalle, si trascina, raggiunge la meta e si chiede se continuando così diventerà più forte del maestro Muten.


La mattina, in Africa, una gazzella si sveglia e sa che deve correre se vuole sopravvivere.
La mattina, in Africa, un leone si sveglia e sa che deve correre se vuole mangiare.
La mattina, in Trentino, un La Carta si sveglia e sa che deve correre se non vuole essere spedito a far compagnia al leone e alla gazzella.

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Tiriamo i conti del blog.
Scrivo questo post-scriptum per due ragioni: non volevo lasciare inutilizzato il suggerimento della donna camèl, volevo concludere questo mese con questo "festival di me stesso".

Allora cos'ho combinato in 339 giorni di attività?
  1. Momento che ci penso...
  2. Ah sì, ancora tre lettori e supero Manzoni, beh non è un traguardo raggiunto, ma diamine, ci sono andato vicino!
  3. Ho finito il mio primo ciclo letterario ( ooh, addirittura), considerando che ne ho sette incompiuti ( e cancellati dopo la prima pagina, per la maggior parte), essere arrivato alla settima pagina è una bella coincidenza...
  4. Ho boicottato attivamente i captcha.
  5. Ho adottato Spock, per metonimia almeno.
  6. Ho fatto piantare un albero, cosa che non succedeva dai tempi delle elementari ( eh sì, noi montanari eravamo ecologisti prima che fosse mainstream).
  7. Mi sono divertito.
  8. Ho ricevuto buoni consigli su ottime letture, ma di questo scriverò più avanti.
  9. Mi sono ritrovato con parecchie materie a cui rimediare, quindi causa studio scriverò sempre meno fino a giugno.
Lucru bun de nota zece, che in rumeno vorrebbe dire "Un ottimo lavoro di voto dieci" ma che gugol vi tradurrà come "Cosa da perfezionare dieci".
Bah!


10. Ho postato "Is there anybody out there?" suonata da me,
ricevendo solo un numero esiguo di minacce di morte.

martedì 27 marzo 2012

Ego



Io e il mio clone siamo rimasti chiusi sul tetto della scuola.
Noi si era deciso in tacito accordo di andare a fumare lì, non avevamo voglia di fare tutte le scale di nuovo per tornare in classe.
Era un po' che non lo vedevo, mi sembra sempre lo stesso.
Gli occhi sono cambiati, ecco cosa non mi tornava.
Tira vento e abbiamo lasciato dentro la giacca.
Tiro una boccata, espiro dalla bocca.
Tiro una boccata, espiro dal naso.
Si sta bene in maniche corte.
Inizia a darmi fastidio il numero di volte in cui lo incontro, è una persona che non mi è mai andata a genio.

- Ci avanza un'altra sigaretta?
- Sì.

Guardiamo le montagne, la cicatrice lasciata da quell'incendio di sette anni fa attira la mia attenzione.
La vegetazione ha iniziato a ricrescere.
Ho dovuto ripensare tre volte alla data, ma sono abbastanza sicuro che sia stato sette anni fa.

- Come apriamo la porta antincendio?
Siamo calmi e freddi...
- La sfondiamo a sprangate
Scherziamo, ma il tono della nostra voce non ha la minima traccia d'ironia...

Finisco la sigaretta, la spengo sulla balaustra.
La metto nel pacchetto ormai vuoto, lo getterò dopo.
Finisco la sigaretta, la spengo sulla balaustra.
La getto in aria e la seguo nel sua traiettoria, cade sul tettuccio di una macchina.

Intanto mi avvicino alla porta.
Non è chiusa.
Io avevo detto che lo era.
Perché?
Perché ti devo parlare.
Avrebbe qualche scopo?
Sì.

Non ci piace la situazione.
Mi tocca ascoltarmi.
Mi tocca parlarmi.

Parlare è uno di quei verbi che ha un milione di sinonimi, senza che uno riesca ad avere lo stesso peso.
Parlare.

È una parola immutabile.

Ho sbagliato a scrivere milione e ci ho buttato dentro un "gl", correggo e ho tirato avanti.
Ho pure scritto "avanto", ma solo perché ho provato a battere più in fretta.

Chiudo la porta e guardo l'orologio, che in realtà è un cronometro.
Non so se bastino sei minuti e undici secondi.
Forse ho sforato, forse sono troppi.

Chiudo la porta e guardo l'orologio, che resta un orologio.
È tardi, l'ora di recupero sta per finire.

- Dovremmo rientrare, voglio sapere quali problemi assegna la prof per casa.
- Possiamo farceli dire dagli altri.
- Comunque sbrigati.
- Cosa fai?
- Prendo appunti.
- Bene, fai bene.
- Ne verrà fuori qualcosa di buono?
- Ne verrà fuori qualcosa di strano.
- E quando avrai finito?
- Riavvolgi la canzone, strappa la pagina e rincomincia da capo.


E se vi avanza tempo perdetelo qui

venerdì 23 marzo 2012

In case of zombies

Siccome il tempo è poco e non voglio lasciare il blog a far collezione di polvere, ho deciso di buttare giù un post corto, magari serializzabile, magari di poche righe, magari quotidiano ( o quasi).
Quindi, perché non una bella guida di sopravvivenza al non-morto?
Ok, prometto che non lo faccio più.


Premessa: la guida presuppone che i mangiacervelli siano della tipologia che cammina.
Guardiamoci  in faccia: per quanto sia buono il tuo piano, per quanto tu sia barricato, per quanto tu sia armato, se corrono, sei fottuto.

-Chi è la persona più adatta a sopravvivere ad un'apocalisse zombie?

Il veterano?


Ok, sa sparare, se non altro.
Probabilmente sa pure dove trovare armi, munizioni e un buon posto dove barricarsi ( non un supermercato, cazzo!).
Non metto in dubbio che sia un elemento che alza notevolmente la percentuale di sopravvivenza del gruppo, ma ha una grave pecca: la storia cinematografica ci dice che darà fuori di matto.
Ammazzerà mezzo gruppo, si getterà tra gli zombi con un machete, cercherà di guardare tutta la saga di Twilight.
- Stanno entrando! Stanno entrando! Barricate la fottuta porta! E tu, staccati da quel televisore, ci servi! Prendi il fucile, ricorda i Viet Cong! Ricorda i Viet Cong!
- Ma fate un po' meno casino che non si capisce cosa sta dicendo Bella!
- Hanno sfondato! Argh!
- Ecco bravi urlate pure adesso! Che infantili...

La biondona?


Ora Conte, se potessi rimediarmi nome e indirizzo
 della suddetta, grazie...

Non fate l'errore dei teenage horror!
Siete probabilmente gli ultimi sopravvissuti, siete automaticamente il maschio alpha!
Dannazione, carpe diem!
Tanto ci pensa il veterano alla sorveglianza, se sparate alla tv.

Il cinefilo?


Sì, questa foto non centra niente,
ma era troppo epica per non postarla...

Pensateci: Chi è l'unico che ha un minimo di esperienza di non-morti?
Chi è l'unico che non si fa problemi sull'origine dei suddetti, perché o è voodoo o l'Umbrella Corporations ha fatto ancora casini?
Chi è che sa fin da subito come ucciderli ( di nuovo)?
Chi ha fatto questa guida?
Chi traccia i cerchi nel grano?


Prossimamente su La Carta:
Sopravvivere ai mille problemi di Google!
Perché l'orario dei commenti è sotto LSD?
Perché non c'è più l'icona della matita per modificare i post?
Perché adesso gli zombie mi sembrano un'inezia?
Chiedetelo ai Tankard...


sabato 17 marzo 2012

Dove cazzo sono finito?

Ecco, appunto.
Scrivo metà post, vado in bagno, inizio a leggere il numero diciotto di Soul Eater, accendo la Psp, match di Tekken, spengo, un altro paio di pagine, telefona un amico, no non vengo a far una partita a poker, non ho cazzo di venir su, mi faccio una piadina, mi prendo una birra, brucio la piadina, ne faccio un'altra, accendo la tv, non fanno niente, spengo vado al computer, mi faccio un giro dei blog, vado su Know Your Meme, salto su Wikipedia, mi addormento per cinque minuti sulla tastiera, guardo i libri di scuola, ripenso allo studio della settimana passata, mi faccio un'altra piadina, vado in bagno.
Tre ore dopo, eccomi qui.
Apro il blog, c'è un post a metà.
Cancello tutto, prendo una sigaretta, tempo in fumo.


Bevete caffè, bambini!
Preparate il vostro metabolismo alle superiori!

giovedì 8 marzo 2012

Non sapendo come finire

Diciamo che in principio furono questo
e, seppur tardivamente, questo
e tiriamoci fuori qualcosa.


Ci sono alcuni eventi a cui non puoi mancare.
Al tuo funerale, per esempio.
Eppure eccomi qua, mentre i becchini coprono la mia tomba, che annego un'altra esistenza nell'alcool.
È la cosa più vicina alla reincarnazione che sono riuscito ad ottenere: cancello la lavagna e rincomincio da zero.
Domani sarà il giorno uno e non sarò mai esistito.
Ma quanti giorni uno ho già avuto?
Parecchi, più di quanti sia disposto a ricordare.
Finché dura la sbronza, finché il postumo martella le cellule cerebrali al ritmo di Raining Blood, finché tutto non torna alla mente, solitamente seguito da un getto di vomito.
Ho avuto tempo per fare un sacco di cose.
Principalmente ho scritto, per intere ere.
Poi, non trovando un epilogo adeguato, ho provato a non fare niente.
Inizia ad essere difficile dopo i primi dieci anni, infernale appena superati i  cento, dopo mille diventa l'unica cosa che puoi fare.
Qualche tempo fa, una scossa di assestamento ha fatto crollare il rudere di parete a cui ero appoggiato.
Così, irrimediabilmente sveglio, mi sono dato all'esplorazione.
Ho vagato per la stanza riconoscendola come un ufficio, forse appartenuto ad uno scrittore.
Su di un tavolo al centro, una macchina da scrivere, dei fogli bianchi alla sinistra.
Sulla sedia, il cadavere dell'umano, mummificato mentre cercava l'ispirazione.
Lo sposto, senza tanti riti, riprendo la sua impresa da dove lui l'aveva lasciata.
Questo era qualcosa come sette anni fa, mese più mese meno.
Non mi sono mai alzato da allora, non ho mai battuto una parola.
Ho avuto la tentazione di andarmene due anni fa, quando la sedia ha iniziato a cigolare.
All'inizio pensavo fossero termiti, ma a quanto pare gli insetti mi evitano, come se fossero spaventati da me.
Forse anche il legno della sedia non si rompe per paura di ritorsioni.
Guardando per terra ho trovato uno di quei tablet che tanto piacevano ai bipedi.
La batteria è morta, figuriamoci.
Sono un essere curioso, non mi secca offrirgli io stesso l'energia che gli serve.
Mi alzo, finalmente la sedia si sgretola, mi avvicino alla finestra, credo.
Forse qui un tempo c'era del vetro, forse questo era un muro ed è stato colpito da qualcosa, una qualsiasi di quelle che sono cadute.
Dormivo ed ero cosciente, non ho fase R.E.M., la sola cosa che invidio.
Beh, se non contiamo la fine.
Apro quelle che si potrebbero definire ali, con un po' di fantasia, e mi faccio un giro del pianeta.
Il bipede è estinto da molto ormai, ma il suo lascito sopravvive.
La macchina gratta taglia scava inquina raffina demolisce sporca semina brucia bonifica estrae raglia produce imperterrita.
Nel Mojave ha costruito una foresta e l'Amazzonia è ridotta ad un deserto.
Ogni cosa viene riciclata.
Anche quel cane laggiù, ma non questa volta.
Atterro sul bulldozer sfasciandone la console e dilaniando circuiti.
Non è generosità o altro a muovermi, solo per noia.
Sviluppo l'intreccio e arrivo ad un punto morto.
La frase precedente mi ha bloccato, ho pensato di cancellare tutto e rincominciare.
Poi ho cambiato un po' di parole, le ho mescolate e il testo ha tornato ad avere un senso almeno per me.
Il cane mi guarda.
Non me n'ero accorto, contavo che sarebbe scappato.
Cosa ancora più sorprendente, inizia a parlare.

- E ora, come andrai avanti? Di cosa scriverai?
- A qualcosa penserò... In fondo, ho tutto il tempo del mondo.
- Entrambi sappiamo che non è molto.
- Troverò un epilogo adeguato.
- Lo diceva anche lo scrittore che hai incontrato prima.
- Hai ragione, è ora di finire questo dannato libro...

Il cane si era già voltato e trotterellava via.
Ha capito prima di me che quella parola, fine, fa paura, per questo è così difficile raggiungerla.
L'ispirazione è un modo dolce e lento di morire.
Fa nascere interi mondi e vivere oltre la vita.
Ma i mondi crollano, piano piano, e c'è un gusto perverso in questo.
Il piacere di poter dire che non sarà l'ultima volta.
E ora tocca a me.

Epilogo

Sorrido mentre l'aria mi sferza il volto.
Divampa ed incendia fino a che può: ormai sono nel vuoto.
Volo più veloce e più in alto di quanto abbia mai fatto, più di quanto abbia mai osato fare.
Icaro aveva ragione, il Sole è splendido da quassù.

domenica 4 marzo 2012

Hello, hello, hello how low?

Potrei parlarvi di Roma, dato che torno adesso da lì.
Ma, invece vi parlerò del Giappone, di cui so poco nulla e dove non sono mai stato.
Tornare da una gita è sempre traumatico.
Se poi il tuo prof ha voluto percorrere un centinaio di chilometri nel corso di una settimana, è peggio.
A quanto pare ciò non fa bene alla mia coerenza.


A riconferma, questa è una capra caucasica,
 anche conosciuta come stambecco.

Ah, il Giappone.
Il luogo dove è Madre Natura a shakerare i cocktail.
La storia, le opere, la cultura!
La storia: mi ricordo di aver visto "L'ultimo samurai" una volta"...
Le opere: ho la serie completa del manga Dragon Ball in camera...
La cultura: le mascherine che indossano in quel di Tokyo non servono né a salvare i propri polmoni dallo smog della metropoli, né ad evitare di ingerire microorganismi per un culto smodato della vita ( anche se questa è vera in parte); i giapponesi ritengono un'offesa molto grave soffiarsi il naso in pubblico.
Paese che vai, caccole che trovi.


C'è anche chi gira con maschere così.

A Roma faceva parecchio caldo, neve non ce n'era più.
Secondo Alemanno è un piano dei comunisti per far impazzire i termometri.
Il cielo era di un bel colore azzurro, fino a che tenevi il collo piegato di 90°.
Quattro cose mi hanno colpito.
La prima, una chiesa dove bisogna pagare per accendere la luce e poter vedere i quadri del Caravaggio.
Verissimo che anche nei musei paghi il biglietto per entrare, ma almeno non ti prendono per il culo.

La seconda:


Non uscire dalla metropolitana ballando la tecktonik.

La terza:


Il trionfo della Divina Provvidenza di Pietro da Cortona.

La quarta è stata una donna che faceva dei dipinti con bomboletta spray con una tecnica davvero spettacolare.
Purtroppo non ne ho foto, né avevo i soldi ( 10 euro, avevo lasciato il portafoglio in albergo, non guardatemi male, non sono COSÌ tirchio) per comprarmene uno.
Orsetta, se ti capitasse di avere un paio di minuti liberi e ti trovassi dalle parti della Fontana di Trevi, magari la trovi ancora lì.
Vale davvero la pena di vederla all'opera.

Tornando al Sol Levante, io sono un appassionato di manga, albi a fumetti giapponesi.
Uniscono due cose che amo: la scrittura e il disegno.
Quindi posti come Animate a Ikebukuro, nove piani di Dragon Ball, Death Note e Soul Eater e chi più ne ha più ne metta, o il quartiere di Shibuya, stracolmo di videogame, anime e manga, sono qualcosa come la Mecca:



"Sento dire che in campagna si vedono spesso cinghiali e orsi.
Ma io sono cresciuto a Shibuya, nel centro di Tokyo.
Qui spesso si vedono, piuttosto, tizi che si buttano dai palazzi, sotto i treni,
 o stranieri che brandiscono seghe."
Atsushi Ohkubo


L'avevo messa lei tra i motivi per cui amo il Giappone?

Nella capitale italiana ho alloggiato in un albergo, il Parco Tirreno, che a quanto pare non è quello in cui lavora l'Orsa.
A parte questo era perfetto: stanze spaziose, praticamente appartamenti, ampi balconi dove portare le compagne di classe a vedere il tramonto velato dal monossido di carbonio, fare una partita a briscola, fumarsi una sigaretta con gli amici alle 4 di mattina.
Voto 8\10.
La Carta, il primo blog\agenzia turistica.

Vabbè, s'è fatta ora di cena, anzi è passata da un pezzo.
Vi lascio ricordandovi che io sono come le maledizioni egizie, non ce ne si libera facilmente.
Au revoir.


Chi si aspettava questa canzone dal titolo del post
ha vinto un chilo di Stima ©