(Adam era il nostro editor, tutto qui, per me il rapporto finiva lì).
La piazza era di strada per tornare a casa e vedendo il patibolo non provò niente...
(Adam era un tipo comune, sì, comune; cazzo, sto cercando di ricordare qualcos'altro di lui ma mi viene in mente solo "comune").
Guardò un barbone smettere di cantare e mettersi a piangere di fronte alla morte, ma lui non provava niente...
(Ma la moglie, se ne sa qualcosa?).
(Se ne sta lì, al Patibolo, come una deficiente, sembra in catalessi...).
Il legno non gli diceva niente, la corda non gli diceva niente, l'odore di vecchio non gli diceva niente...
(Cristo, il marito si è suicidato, tu come ti sentiresti?)
Non gli importava salire il primo scalino, neppure il secondo, né le urla del barbone che gli diceva di stare lontano "dall'opera del demonio"...
(L'hanno inquadrata al tg, continuava a ripetere "La cena è pronta, la cena è pronta, la cena è pronta...").
Quando il barbone gli afferrò una gamba, non sentì nulla.
(E il figlio, che fine ha fatto?).
Non sentì le urla, le imprecazioni, le preghiere e le lacrime.
(È all'università, all'estero, forse non ne sa ancora niente).
Non sentì i morsi né le unghie che affondavano nella carne, non sentì il sangue colare lungo la gamba.
(Se state pensando di informarlo, vi ho già detto cosa ne penso, qualsiasi cosa sia, stiamone fuori).
Ma sentì la corda e per un momento provò una paura esaltante, con giusto un pizzico di piacere.
Poi la botola si aprii e torno a non sentire nulla.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Io e Liz andiamo in piazza il giorno dopo la comparsa.
Ci sono ancora dei curiosi, un centinaio, molti meno di ieri.
Le voci non si sono ancora sparse, o ce n'erano poche o non ce n'erano proprio.
Nonostante questo, una recinzione di transenne e un poliziotto annoiato mi sembravano troppo poco.
Joshua l'aveva bollato come uno scherzo poco riuscito.
Kate piangeva Adam ( era lei che ci aveva messo in contatto con lui ed era quella che lo conosceva meglio nel gruppo).
Paresseux era interessato al conto e Liz era curiosa di vederlo.
Io no.
Avevo la continua sensazione che quella cosa fosse veleno per la mia realtà, quella che mi ero costruito così a fatica.
Ma era solo una costruzione in legno, con una corda, un uomo grasso sulla cinquantina a farle la guardia ed una recinzione inutile.
Totalmente inutile.
(Liz! Dove sei finita?).
Acconsentì ad andare, a patto di farlo in macchina.
Non che fossimo lontani, solo speravo di non trovare parcheggio ed avere una scusa per desistere, alla peggio potermene andare il più velocemente possibile da lì.
(Perché non riesco a muovere la testa?).
La sensazione di disgusto aumentava, diventando più tangibile man mano che ci avvicinavamo.
Dovetti accostare un po' alla cazzo, finendo quasi per andare a sbattere contro un albero del parco cittadino.
Aprii lo sportello e svuotai il contenuto del mio stomaco sul prato.
Liz non ci badò molto, scese sbattendo la portiera contro un vaso di rododendri e si incammino verso il Patibolo.
Per un momento, intravidi la stessa faccia spettrale della sera prima.
Poi mi chiese con tutto il disgusto umanamente possibile:
- Stai meglio?
- Sì, sì, solo un capogiro. Potevi fare a meno di abbattere quella pianta?
(Ridendo) - Io odio i rododendri.
(Che ci faccio a terra? Mi hanno spinto? Sono caduto?)
Sempre più vicini.
(Mi fa male la gola...)
Faccio le mie considerazioni sulla sicurezza, penso ai miei amici e alle loro reazioni.
(Liz! Liz! Sei tu Liz? Dammi una mano a rialzarmi!)
Una tizia scavalca, la folla se ne accorge prima dell'attempato mangia-ciambelle, il quale sfodera una scacciacani e la punta al curioso.
Intima di scendere, senza rendersi conto che sta parlando ad un'appendice, una mera incarnazione della massa curiosa che gli sta dietro.
Quella, ormai, è la scimmia che il branco ha designato per assaggiare le bacche rosse e vedere se sono commestibili.
(Vi prego, fateli stare zitti, fate star zitti i cani!)
Sale e tocca la corda, se la passa tra le mani.
Il poliziotto ha smesso di gridare e si allontana, non tanto perché vuole prendere le distanze, ma perché vuole rientrare a far parte di tutti gli altri.
E noi con lui.
(Dio che dolore, perché mi brucia così tanto la gola?)
La donna tira il cappio.
Se lo infila tremando.
(Cosa, cosa cazzo è? Che cazzo è questa cosa?)
Alza la testa, ci guarda, sorride, ci dice:
-Visto? Non è successo niente...
(Perché mi guardi così? Perché piangi? Parlami Liz, parlami cazzo!)
La botola si apre.
La gente scappa.
Le bacche sono velenose.
(Vetro? Liz, che cazzo sta succedendo? Liz!)
Siamo gli ultimi arrivati e la folla ci investe come una mandria di rinoceronti.
Scappiamo in un vicolo, ma tutti ci seguono, ci superano, ci spingono.
Liz mi tiene per mano, mi urla di correre, ma non ce la faccio più, non ho più fiato.
(Oddio, non riesco a tenere gli occhi aperti, Liz ti prego aiutami).
Poi la folla dietro di me si apre e due fanali mi accecano.
Qualcuno mi ha fottuto la macchina ed ora sta per investirmi.
Non ho modo di scansarla.
(No, non può essere!)
Non mi colpisce in pieno e vengo sbalzato di lato.
Praticamente volo.
(Il cappio è vuoto!)
Le ultime cose che vedo sono:
- Un'insegna che proclama "Mike, il miglior veterinario sulla Piazza".
- La vetrata sottostante, appena lavata.