Io me ne sto un po' indietro, in mezzo alla ressa, così mi piace.
Il vetro inizia a macchiarsi dei nostri fluidi, ma vabbè, oggi è il gran giorno.
L'inaugurazione.
Ogni anno la stessa cosa: un messaggio in vernice rossa in mezzo alla piazza centrale, l'indicazione di un luogo.
"Carne fresca al saldo, in commemorazione del Gran Giorno, alle coordinate x"
E tutti, con il nostro muoversi lentamente, ci dirigiamo al luogo designato.
Qualcuno urla: "Brains!"
Questa è un po' vecchia, ma la folla ride comunque.
Le guardie aprono le porte, ci si tuffa dentro ( per quanto velocemente ci sia possibile), si prende ciò che si trova .
Carne, a bizzeffe, ma sempre meno degli anni scorsi.
Quella umana, poi, quasi assente, raggiunge prezzi esorbitanti.
Da infarto, se qualcuno potesse averne ancora uno.
Ma quanto tempo è passato?
Mi sono addormentato durante una proiezione di "Shaun of the dead", che ho già visto 13 volte.
D'altronde mi si diano le attenuanti sono un eterno diciassettenne, anche se per altre ragioni.
-Cos'è quella?
Un'ombra, intravista solo di sfuggita, mentre uscivo.
-C'è nessuno?
Chi poteva muoversi così veloce? Il rigor mortis non tira fuori l'atleta che c'è in te...
-Sì, serve fare tutto sto casino, qui c'è gente che dorme!
Un uomo si alza, piano piano, dalla seggiola, mi guarda.
-Che mortorio...
Un'altro esclama, cadendo di faccia dal palco, una specie di attore degli anni trenta o un personaggio secondario di Dylan Dog.
Si fa amicizia, con il primo almeno.
L'altro continua a sparare battute che erano stantie anche quando erano vive.
L'uomo sonnacchioso mi racconta di essere un padre di famiglia, venditore di carne, che era venuto per aver abbastanza denaro per pagare una visita al museo di San Siro ai due figli.
Arriviamo alle porte, sono sprangate, fuori è notte.
-Oh, cazzo!
Urla baffetti, raccogliendo l'organo da terra.
-Che ci fate ancora qui?
Ci voltiamo e ci troviamo di fronte la copia sputata del Don Kisciotte di Cervantes.
-Qui è chiuso tutto da più di un'or...
CLANG!
Ci voltiamo di scatto, più o meno, una figura ci scruta con occhi di fuoco.
La guardia ammazza-mulini tira fuori la pistola e spara tre colpi.
Non sapevo esistessero più quegli aggeggi.
-AHRG!
Urla l'essere, scappando con velocità umana.
Raggiungiamo impauriti la zona del mostro, una macchia rossa ci accoglie.
-Il sangue, la fonte di vita...
Facciamo un balzo indietro, trovandoci alle spalle un uomo dai capelli lunghi e occhiali spessi, anche se non ha più gli occhi.
-Non può essere.
Dico io.
-Loro non vivono più qui, si nascondo nelle campagne!
Dice la guardia.
-Eppure quello è sangue e di sicuro non di pipistrello, come quello che vendo io... Oddio non vedrò più la mia famiglia.
Dice il padre.
-Che c'hai, paura di morire?
Dice il surrealista.
-Devo andare in bagno...
Dice il filosofo.
Cinque morti viventi, un vivo.
Incredibile.
Ci disperiamo, piangiamo, organizziamo piani, ci armiamo ma, alla fine, l'unica cosa concreta che riusciamo a fare è aspettare l'alba.
Con coraggio, esploriamo il centro commerciale.
E lo troviamo.
Esanime, si tiene le budella per non farle fuori.
Le lacrime rigano ancora il magro volto.
Lo mangiamo.
Si aprono le porte, ci salutiamo, ce ne andiamo.
Solo baffetti si ferma un attimo a guardare, sospira una frase che solo io riesco a sentire:
"Sono un morto vivente! La mia e la tua razza non possono coesistere. È naturale che quella delle due che ne ha la possibilità cancelli l'altra!"
Groucho Marx, Il pianeta dei morti, Sergio Bonelli Editore
* Mi scuso con la vera The After Life per averle rubato il nome ma quando l'ho letto sono rimasto folgorato.
Grazie mille.
Pace, pizza e cervelli freschi.
La Carta