Sara: " Scusi prof..."
Professore: " Sì, Sara?"
Sara: " Ma il premio Nobel per la pace, non lo aveva già vinto Ghandi?"
Raccontai l'accaduto al bar in compagnia di un paio di amici pseudo-intellettuali.
Uno stava disquisendo sull'incertezza generale, partendo da un accenno alla geometria non Euclidea, per poi abbracciare la fisica e teorizzando un legame di casualità nelle certezze empiriche.
L'altro si interrogava sui pericoli di incendiare una scoreggia dopo aver fermentato nel proprio stomaco un buon quantitativo di Dom Pérignon.
Quest'ultimo era presente all'evento, quindi, appena cominciai un preambolo abbastanza lungo che mi portò a raccontare la conversazione riportata ad inizio post, iniziò a sogghignare sotto i baffi alla Fu Manchu, fatti crescere in seguito ad una scommessa persa.
Finimmo per raccontarci altre stronzate sentite dire da altri o dette da noi stessi ( proporre ad una ragazza, per scherzo, di scappare da un bar senza pagare il conto, solo per poi sentirsi appoggiata alla spalla la mano del proprietario che, con tono minaccioso, ci auspicava di non provarci nemmeno, ad esempio) ed ordinare un altro giro di birre.
Che poi, non è che io o loro siamo 'ste grandi cime.
Mi pare di sentire i lettori ( quali lettori?) dire: " Non ti preoccupare, l'avevamo notato".
Ho un quoziente intellettivo di 126.
Che è un po' come dire di una scimmia: " Prima di lanciare merda verso i visitatori, la comprime fino a farne una palla, per avere più probabilità di centrare il bersaglio".
Ok, interessante, ma neanche troppo.
Una sola mossa falsa, amico.
Solo una cazzo di mossa.
Non la so con certezza: forse è una questione di estrazione sociale, psicologica, magari è quello spirito leggermente bifolco che distingue noi abitanti delle montagne, forse il fatto che lei sia anche abbastanza figa, di conseguenza non è mai stato di parole che io abbia desiderato riempirle la bocca.
Il dialogo è il cibo della mente.
E per dialogare bisogna essere in due ( casi di bipolarismo a parte).
La scuola non aiuta.
Si impara per la maggior parte del tempo nozioni a memoria, ci si destreggia con i bigliettini tutt'al più ( ad esempio non ho mai imparato a scrivere "tuttalpiù" in modo corretto).
Sara dimostra talento in ciò.
Anch'io se per questo ne faccio uso, ma di fronte al genio, non ci si può confrontare.
"Ho visto interi papiri nascosti in posti che
nessun umano potrebbe mai immaginare,
soluzioni sfrecciare fino ai bastioni di Orione.
E tutto questo andrà perduto
come un'aforisma di Oscar Wilde
nella pioggia..."
Forse dovremmo cadere più spesso e riconsiderare tutto da un altro punto di vista.
Un mondo confortevole, per chi si gioca bene le carte, soprattutto quando comunque si ha una mano discreta.
Bisognerebbe perdere più spesso quando si fa un bluff, bisognerebbe essere derisi dall'avversario, sentire la vergogna e accorgersi della propria stupidità, ostentata nei turni precedenti, che ci ha portato a scoprire il fianco.
Capire che un paio di occhiali da sole non servono ad un cazzo, tranne che a farti sembrare un idiota, dato che il tavolo è in penombra.
Comprendere se stessi, sopprimere se stessi, resuscitare se stessi, dimenticarsi di se stessi.
E ora non so più se parlo di Sara o di me o di tutti o di nessuno.
Ma ciò che scrivo ora, sebbene sia una visione del mondo distorta, come se guardassi la partita attraverso un bicchiere di Jack Daniel's, mi piace.
Ciò, per me, conta.
La Carta: " Sei mai stata a Firenze, Sara?"
Sara: " Sì, una volta ho visitato la Torre di Pisa..."
Fernando Pessoa, nel suo magnifico "Libro dell'Inquietudine" scrive, a proposito della scrittura: "il mio sistema stilistico poggia su due principi: dire ciò che si sente esattamente come lo si sente (in modo chiaro se è chiaro; in modo oscuro se è oscuro; in modo confuso se è confuso); capire che la grammatica è uno strumento e non una legge."
RispondiEliminaDi mio posso solo aggiungere che quando leggo un articolo trovandone piacevole la lettura, magari c'è del buono anche nella scrittura.
E nel disegno divino Sara si fa contenuto, oltre che contenitore...
Il piacere che provo nello scrivere è paragonabile solo a quello di suonare o stare con una donna.
RispondiEliminaTre cose che non mi riescono sempre bene, ma che, quelle volte che vengono apprezzate, amo ancora di più.
aspetto che inciampi! :D
RispondiElimina@ cooksappe
RispondiEliminaBeh, scivolare su di una buccia di banana fa un po' cliché...
in effetti :PP
RispondiEliminaStupide scimmie poliziotto!
RispondiEliminaSono le eredi di Robocop...
RispondiEliminaAahhbellooo!
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