- Io non sento niente, ti dirò.
- Ma tu sei tu, lo sai. Come va con l'influenza, piuttosto?
- La febbre m'è passata, mi rimane un po' di mal di testa che combatto a Moment e un po' di raffreddore...
- E quello con cosa lo debelli?
- Lo sopporto e basta, più che...
- Aspetta, ma che significa il titolo del post?
- Mah, qualcuno ha trovato questo blog cercando quella frase su google, e boh, mi è piaciuta e basta.
- Vai sempre a cazzo di cane, eh?
- Già. L'idea iniziale era di scrivere un post tutto in seconda persona singolare, ma il tono accusatorio era inutile: non avevo nulla da accusare...
- Neanche a Schettino?
- Nah, forse di aver dato vita ad un altro tormentone.
- Schettino, trovi un tema di cui scrivere, cazzo!
- Ecco, appunto.
- Hai letto in giro gli altri blogger da quando sei tornato? Ti sei "rimesso in pari"?
- Che resti tra me e te, no. Vuoi la febbre, vuoi che sto finendo un libro, ho letto solo un paio di post, due o tre li ho "sfogliati"
- Di che libro parlavi?
- "La memoria del mondo" di Calvino.
- Ancora Calvino? Ti sei fissato?
- Anche fosse? Comunque il prossimo sarà di un altro, mi sto ordinando "L'isola dei pinguini" di Anatole France.
- Ne so quanto prima...
- Anch'io, me l'hanno consigliato.
- Che facciamo, iniziamo?
- Anche se assomiglia un po' a quello che a scritto Democritico?
- Oddio, ci sono un assassino e la neve, per il resto non è che ci sia altro.
- Ma sì dai, mi è venuta in mente una cosa.
Pinguini a Roma
Una volta facevo un lavoro schifoso e mi lamentavo.
Lavavo i cessi dalla vostra merda in stazione, mi pigliavo le occhiate di disgusto dai bombetta, qualche volta anche qualche calcio da certi nazi ritardatari.
Avevo una moglie orrenda e idrofoba: non scherzo, tentò di staccarmi il naso a morsi una volta.
Mai avuto figli, sono sterile, grazie a Dio.
Un giorno ho abbandonato la stronza; mentre lei continuava a sbraitava contro di muovere il culo e portare il pane a casa, io ho portato il pane al bordello.
Mi son preso la sifilide.
Dopo l'ospedale, il mio pane era finito.
Nelle tasche delle infermiere, presumo.
Nelle tasche delle infermiere, presumo.
Mi sono rintanato in un bar, il bar-man mi ha chiesto cosa volevo, io ho detto un bar-sandwich e una bar-birra, lui mi ha chiesto i bar-soldi, io ho mostrato il bar-medio, lui la bar-porta.
Così sono tornato dalla stronza, l'ho cacciata e rispedita dal padre, il fottuto magnate mani-pulite, ho venduto tutto: casa, vestiti, averi, cane, tizio che stava nell'armadio.
Me ne sono tornato al bar e ho preso il mio cazzo di bar-sandwich.
Sapeva di cartone e libertà.
Mi sono guardato attorno, ho individuato il mio nuovo datore di lavoro.
Sudava freddo, stringeva la foto di una donna ( molto bella, mora, seno morbido, labbra da mordere), piangeva e la stringeva ancora.
Lui, un tappetto, semi-calvo e semi-alcolizzato, puzzava come una distilleria.
Era l'uomo giusto, aveva il mio stesso odore.
- Io posso aiutarti, amico
( Intanto indico il bar-man e gli dico di portare una bar-birra per lui e un altro bar-sandwich per me, tanto schifo non faceva)
- ( Piangendo moccio da tutti i pori) Lei era l'unica, la prima, la migliore, la amo, se ne è andata, la dovevo fermare, la odio, mi ha tradito, mi ha abbandonato, l'ho fatta fuggire, mi ha fottuto, la ho fottuta, perché? Perché?
- Lo sai cosa vuoi?
- Sì, morte.
Fu così, il mio primo incarico.
Ora non perdetevi in sviolinamenti: non avevo bisogno dei suoi soldi ( pochi, per di più ne avevo abbastanza per chiudermi in una bettola per un paio di mesi ed inventarmi qualcos'altro, se avessi voluto), già di più dell'arma che mi diede ( ma avevo già in mente altri modi per procurarmela).
Ero abbastanza giovane ( 26 anni) erano gli anni '60, c'era il Boom, avrei potuto mangiare in mille altri modi, mille più abbondanti, mille più marci.
Ma solo in questo ero portato.
Ma solo in questo ero portato.
Chiudo gli occhi per un attimo, sono passati 25 anni.
Sì, non c'è un cazzo da ricordare, questa è la fine, l'unica parte importante.
Sono in un albergo di lusso, non più Roma, New York.
L'Empire State Building, sorseggio un Jack Daniel's, qualche stronzo me lo ha portato con ghiaccio.
Fuori nevica, davvero tanto.
Mi affaccio e tiro una boccata, mi si congelano i polmoni, che dolce sensazione.
Tiro dentro la testa, mi giro e la vedo, con la coda dell'occhio.
A piedi scalzi, cammina, saltella, piroetta sul cornicione del quarantesimo piano, innevato.
Non lascia impronte.
La vedo ormai da qualche mese, mi dicono che capita a quelli che fanno la mia professione.
Il suo volto, il suo volto, i suoi mille volti.
Mia moglie, la puttana di ieri sera, la ragazzina al bar due mesi fa, la moglie di quell'impiegato impotente di Brooklyn.
Marie, che mi portava sempre i pani mentre mi nascondevo nella sua cantina.
Le ho sparato quattro colpi, prima di prendere il transatlantico.
Il quarantesimo piano dell'Empire è uno scatafascio: le camere lerce, finestre rotte, ripostigli bloccati da assi di legno, residui vari di cantiere, lasciati qui ormai da più di cinquant'anni.
E, soprattutto, l'ascensore, l'ascensore in fondo al corridoio, rotto da prima che nascessi, forse persino vuoto da sempre, forse un residuo, un progetto scartato.
Mi manca Marie, mi manca la Francia, mi mancano il brivido della fuga e della gioventù, che presto s'è persa.
Le ho cercate dappertutto queste cose, per anni: tristemente mi sento di dire che non le troverò sul fondo di un bicchiere, in uno squallido localino del Bronx.
Mi avvicino alle porte e le forzo con un piede di porco.
Do le spalle al mio destino e mi chiedo se sono lì, sul fondo di questa tromba d'ascensore vuota, i pezzi perduti della mia anima.
Poi, senza esitazione, faccio un passo indietro e sono nel vuoto.
Tutti meritano un requiem, anche un assassino.
belli i Kansas ..
RispondiEliminatutti hanno diritto ad un requiem ...anche i vermi...
bene, mi e' venuta in mente anche a me una cosa ...merci
Prego, letta e apprezzata...
EliminaCalvino è un bel fissarsi.
RispondiEliminaQuel titolo farà veramente incazzare Cerex.
RispondiEliminaEgli è La carta, e io a egli gli voggglio bene.
EliminaEgli può.
Anche a te ti voglio bennne, Josef.
Agli altri no.
È il fascino di noi utenti di Paint, suppongo...
EliminaMoment e cocacola fanno passare mal di testa, raffreddore e battito cardiaco regolare.
RispondiEliminaIo solitamente uso la grappa di mughi, ma ne sono al momento sprovvisto
Elimina"vuoi che sto finendo un libro"
RispondiEliminapensavo ti fossi finalmente deciso a scriverlo...
ps: firmata e diffusa petizione
Grazie, Kisc, per entrambe le cose :-)
EliminaIl solito esagerato...
Ti ricordi cosa scrivevano gli ex carcerati sul muro di quell'ultima camera in cui soggiornavano? (so che sai di quale film parlo)
RispondiEliminaNiente, volevo solo fartelo sapere, anch'io sono "senza tempo" ultimamente e non mi sono nemmeno accorta che a Roma ha nevicato...
Stupendo!
RispondiEliminaGrazie mille per il commento, CIAO!!!