Eppure ci fu un tempo.
L'odore del sangue mi disgusta tutt'ora.
Eppure ci fu un tempo.
Sento distintamente la rotula pulsare, non è dolore, ma calore piuttosto.
Eppure ci fu un tempo.
In cui non lo avrei sopportato.
Il bisturi incide la mia pelle, porta alla luce le mie viscere, ammasso putrido di carne, poetico ingranaggio della macchina perfetta.
E se la coscienza fosse il mio male?
No, questo mai.
Anche se sfama la mia ipocondria, mi rafforza.
Perché non mi uccide.
Ecco ora la gabbia toracica, la spaccano con le cesoie.
Quanti possono dire d'aver assistito alla propria autopsia?
La zampa di coniglio è ancora nella tasca della giacca.
Eppure questa è un'altra storia.
Qui io muoio, lì scappavo.
Si tratta forse di un flashforward?
No, all'autore non piacciono molto questo genere di cose, non usate in questo modo.
Forse è solo uno dei racconti possibili questo: non dovevi forse parlare di una foresta pietrificata, non lo dicesti forse?
Cosa mi è successo?
Le uniche cose, le uniche parole: Assenza, Danno, Ginocchio, Pietra, Spirito, Tronco.
Null'altro alberga nella mia mente.
Mi tagliano.
Ora noto l'assenza del mio tronco.
Non mi mancherà particolarmente: era debole ed imperfetto.
Ma funzionale allo stesso tempo.
Separano le mie membra.
Braccio destro a destra.
Braccio sinistra a sinistra.
Potrebbe essere altrimenti?
Forse dovrei smettere di scrivere.
Almeno di scrivere così.
Lo spirito del racconto ne risente, se è duro, freddo e inumano come la pietra.
Ultimamente ho pensieri bui.
Rileggendo questa frase, mi accorgo di una cosa: non vuol dire un cazzo.
Cosa penserebbero i posteriori se dovessero leggere un mio testo?
Ama tropo la paratassi.
Se scrivessi un libro, non sarebbe più lungo di tre pagine.
E lo dico a ragion veduta: se sforo il limite mi perdo.
Non oltrepasso solo le colonne d'Ercole, non mi accontento di una visione di sfuggita della montagna del Purgatorio.
Prendo quell'attimo prima della rovina e lo divido per due, per due, per due, ancora una volta, again, otra vez, mehr ein mal, pour une fois plus, plis.
La freccia si congela in aria, ma io mi perdo ad osservarne la fattura invece di approfittarne e scansarla.
E già inizio a perdermi ora.
Ora il ginocchio inizia a farmi male, anche se è staccato dal resto del corpo, insieme al resto della gamba galleggia nella formaldeide.
Come diceva il tizio delle carte?
Non c'è trucco, non c'è danno...
No, aspetta, inganno.
Eppure c'era: non c'era invece nessuna donna di cuori, come non c'era nessuna carta, nessuna bancarella, nessun marciapiede, nessuna città, nessuna crosta terrestre, nessun nucleo, nessun pianeta, nessun Sistema Solare, nessuna galassia.
Nessun uomo.
Solo energia.
"Tutta la materia è solamente energia condensata a una lenta vibrazione. Siamo tuttiun’unica coscienzala quale ha esperienza di sé soggettivamente, non ci sono cose come la morte, la vita è solo un sogno e noi siamo il frutto della nostra stessa immaginazione."
Diceva Bill Hicks.
Ora non lo dice più.
Non perché abbia cambiato idea, ma perché gli manca da un po' di tempo il fiato.
E no, non per le sigarette.
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Mi sembrava di stare diventando troppo serio, un po' come quei russi, i quali sembra non ridano mai.
Con una differenza sostanziale: il mio "Guerra e Pace" durerà solo tre pagine.
Ma, visto il qui sopra scritto, ispirato a quella volta in cui ho messo il piede su di un appiglio friabile, dovendo superare un macigno il quale bloccava il sentiero, e mi sono sbucciato un ginocchio cadendo, forse il risultato sarà abbastanza folle da piacermi.
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Questo delirio partecipa all'EDS del ponte della Donna camèl, ed ora silenzio, che vado a leggermi cosa ha scritto l'Hombre sui cinesi...
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Gli altri partecipanti:
- Lilina con Scrivere
- Dario con La Petite Danseuse
- Hombre con Gianni il cinese
- Mai Maturo con La settima repubblica
- To be continued ( fino a martedì)
Il penultimo paragrafo fa parte del racconto o è una chiosa esterna? Meglio specificarlo con una interruzione grafica, altrimenti sono costretta a darti un meno a penna ;)
RispondiEliminaPer il resto mi è piaciuto, interpretazione molto personale così come deve essere.
Complimenti
RispondiElimina@ ldc
RispondiEliminaMi era sfuggito :-)
@lillina
Grazie, ma forse, prima di riuscire ad abbandonare le mie ambizioni, ci vorrà molto ( probabilmente troppo) tempo :-)
Molto vonnegutiano (o vonneguttiano?) e non è una critica.
RispondiEliminaUna t o due t? Quien sabe.
Carissimo, aspetto il tuo infinite jest di una pagina e mezza.
Da Gianni serviamo ginocchi sbucciati bolliti in salsa tralfamadoregna, 'na fichezza.
Complimenti!
RispondiEliminaMolto realistico. Mi sento il bisturi addosso.
@Hombre
RispondiEliminaNamastè
@MaiMaturo
Grazie mille!
Appena finisco di studiare, passo a leggere la tua settima repubblica!
"La freccia si congela in aria, ma io mi perdo ad osservarne la fattura invece di approfittarne e scansarla."
RispondiElimina:-)
Zenone rules :-)
RispondiEliminaAssenza di spirito e tronco di pietra recano danno al ginocchio. Te l'ho scritto anche di là.
RispondiEliminaBravo... mi è venuta fame!
;)
Pure io, anche se non è andata come speravo...
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Cazzo io l'ho letto e mi è piaciuto tanto. Complimenti.
RispondiEliminava beh, son arrivato tardi.
RispondiEliminacome sempre.
Grazie Josef.
RispondiEliminaFigurati Sileno.
Scusate le risposte-telegramma, ho poco tempo.